Lontani Orizzonti

5 Dedeshar 1126 D.G

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  1. dany the writer
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    Laws and labours, structures tight. Memories of faded might...

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    Vis Revar L'Estant

    Palleggiò la chiave dalla sinistra alla destra, divertito dalle sue lente evoluzioni a mezz'aria. Ogni nuovo colpetto di palmo la proiettava a disegnare nuovi scarabocchi nell'aria chiusa della cabina, dardeggiando dentro e fuori gli aloni delle lanterne. Una carezza con l'indice della sinistra la orientò in equilibrio, portandola a sfiorargli il viso con una lentezza ipnotica.
    L'afferrò con l'altra mano, concludendo le sue evoluzioni.
    "Avete davvero intenzione di venderla?"
    Alla domanda di Luhn Zylvara, Vis Revar rispose piantando la chiave al centro della sua scrivania. "No, quel che ho intenzione di fare lo definirei un prestito pagato, ma non c'è bisogno che Martin lo sappia."
    Ashiura snudò i denti, lasciandosi andare ad una monca risata. "Oh, di certo io non aprirò bocca."
    "Sarebbe alquanto strano se tu lo facessi!" le rispose, formando le parole con una serie di gesti delle dita. Seduta a gambe incrociate sul pavimento, la tesoriera rise ancora.
    Alzandosi, Luhn Zylvara raccolse una moneta dalla prima delle sei pile che Ashiura aveva disposto sul pavimento. Il suo gesto portò la tesoriera a squadrarla con un bruciante astio, al quale lei rispose stringendo le spalle.
    Quella la rimetti subito dov'era o ti taglio le dita.
    "E dimmi, senza dita come farei a fare quella danza che so fare?"
    "Questi non sarebbero affari del capitano."
    "Non m'interessano neppure" disse loro Vis Revar, sedendosi alla scrivania. Affiancandolo da sinistra, Luhn Zylvara scivolò accanto al suo braccio destro e posò sul tavolo la moneta. "Nel complesso non abbiamo fatto un cattivo bottino."
    Strappandole l'obolo d'innanzi gli occhi, Ashiura si piantò una mano sul fianco, lasciando all'altra il compito di parlare. "Le mucche varranno qualche buon soldo."
    "Sì, se riusciamo a staccarle da Radam..."
    Che disturbatrici! "Ditegli che Bessie e Chateùbrionne non resteranno con noi."
    "Ha dato loro dei nomi?!"
    Era proprio un Drow pieno di sorprese. Spostata la chiave, Vis Revar tracciò un punto sulla carta che occupava il piano. Aiutandosi con gli altri strumenti, tracciò un sottile linea che lo univa alla sponda meridionale di una piccola penisola. Non era luogo di grandi mercati, sì, ma aveva una manciata di villaggi e secche che avrebbero fatto al caso loro.
    "Portaci qui, Ashiura."
    "Come desiderate, capitano."
    "Non mi fido molto di quel Martin, capitano".
    "Non serve che tu lo faccia" la rassicurò, lasciando la sedia. "La sua pista si sta rivelando onesta, il che è tutto quel che m'importa."
    Come aveva detto qualcuno, poi, gli uomini morti non raccontavano storie.


    La costa apparve in vista alle prime "luci" del terzo giorno, appena definita in mezzo ad un banco di grigie, gonfie nebbie passeggere. Osservandola dalla prua, Vis schioccò la lingua.
    Non che si potesse davvero parlare di luce da quelle parti. Una stinta coperta appena distinta dal colore della pioggia sarebbe stata più onesta, ma gli era anche più vantaggioso. Non c'era un giorno dal quale fuggire, lì.
    Calcando la schiena della polena con i suoi stivali, Vis Revar adocchiò le due figure che si erano appena portate al ciglio del molo. Le salutò, togliendosi brevemente il tricorno, per poi dare ordini perché calassero le ancore una volta in linea con l'approdo. Quelle azioni dovettero risvegliare il Dottore dal suo letargo, perché gli fece la grazia di presentarsi sul ponte.
    "Buongiorno, dottore. Notevole pennichella."
    Ah, mortali. Loro e il loro bisogno di dormire...
    Scendendo dalla passerella di sbarco, il capitano Vis Revar squadrò chi era venuto ad accoglierlo. Ad occhio, una robusta oste dai fianchi che tradivano una dieta un po' troppo ricca di maiale salato e birra robusta e un ometto affabile, che sottobanco aveva un grosso libro-mastro. Con lui
    c'era un ragazzetto, il suo odore quello di qualcuno che ancora era nell'infanzia, adoperato come porta-calamaio vivente.
    "Salve" esordì Vis Revar. Lasciando la passerella di sbarco per avvicinarsi, allargò le braccia in segno d'amicizia. Squadrò gli occhi della oste. "Che splendida giornata, nevvero?"
    "Splendida un corno!" sbottò la donna. Sbattute le palpebre, Vis le riservò uno sguardo più affabile. "Voglio dire, meno male che non sta piovendo..."
    "Ah, quella sarebbe davvero una disgrazia. Tuttavia, e non per portarle con me, c'è un banco di nubi che viene da est. Brutte nubi."
    "Ci mancava questa" borbottò l'uomo con il libro. "Un'altra giornata di reti vuote!"
    Intrigante. "Un'altra?"
    "Sono già tre giorni che non riusciamo a pescare niente per questo maltempo!" fu il commento della oste. "Stupido tempaccio."
    "Oh, che disgrazia!"
    "Eh, davvero lo è..." aperto il libro-mastro, l'uomo picchiettò sulla pagina con la punta di uno stilo già inumidito d'inchiostro. "Comunque sia, buon capitano, benvenuto nel nostro porto! E complimenti per la nave, è... impressionante. Posso sapere il suo nome?"
    "L'Estant". "Vis Revar L'Estant."
    "Si scrive con o senza apostrofo, capitano Vis?"
    Hai una sola altra possibilità, insaccato. "Vis Revar, prego."
    "Oh, così?" gli chiese, mostrandogli la pagina.
    Lestant. Vis' Revar.
    Boji riempì il molo con la sua risata, guadagnandosi un cenno torvo.
    "Al di là del fatto che dopo l'apostrofo non occorre uno spazio, discutibile signor borgomastro, non è lì che andava messo. Vis Revar. L'Estant. Elle apostrofo E maiuscola."
    "Oooh... come, ha detto discutibile?! Ma come si permette?"
    Quella questione delle reti vuote poteva essere utile. Aiutandolo a correggere l'errore, Vis Revar gli rivolse un sorriso affabile. "No, borgomastro. Deve aver compreso male. Ho detto distinto e abile."
    "Oh, mi scusi! esclamò lui, chiudendo il libro. "Ho capito male io... Mi perdoni per aver alzato la voce. Ecco, ci sarebbe una tariffa per entrare in porto ma..."
    "Accetto volentieri che l'abboniate come scusa."
    "Mi sembra corretto" disse l'uomo, chiudendo il libro. "Non sia mai che il mio buon villaggio si guadagni una reputazione di posto avaro e inospitale per un mio piccolo errore. Era piccolo non è così?"
    "A malapena degno d'essere menzionato. Non si preoccupi." Mi sei simpatico, insaccato. "Ora, se non ho capito male, i vostri pescatori non hanno avuto molta fortuna di recente."
    "Oh, sì... e senza di loro, ci rimangono solo le mucche. Che..."
    "Di nuovo, Albecus? Non è stata colpa mia."
    "Tu hai messo Rott a guardia della mandria, Agnes!"
    "Non avevamo nessun altro!"
    "Chiunque sarebbe stato meglio di lui! E' toccato in testa, per tutti gli dei!"
    "Ma dobbiamo dargli qualcosa da fare, povera creatura!"
    Comincio a rimpiangere d'essere approdato qui. "Potrei offrirvi il mio aiuto, se voi foste un po' più chiari con i dettagli. Forse non ho compreso, qualcuno ha rubato la vostra mandria?"
    "Così sembrerebbe." sospirò l'uomo. "O almeno, Rott dice che è stato così, a modo suo."
    "A modo suo?"
    "Forse farvelo vedere di persona potrebbe renderlo più chiaro..."

    Nervosamente impegnato a battere con un martello di legno su di una staccionata, il famigerato Rott era uno spilungone dai capelli umidicci e la faccia da rincitrullito. Camminava chino e dinoccolato, scoccando varie martellate ad un piolo per poi passare ad un altro.
    "Parere clinico, Dottore?"
    "Ad occhio, questa città ha un brutto caso di poche famiglie e molto, molto sangue diluito."
    "Quanto diluito?"
    "Pozzanghera, comandante."
    "Ecco, capitano Revar Vis L'Estant" disse Albecus, indicandogli quel buontempone. "Lui è Rott, se ci vuole parlare..."
    Ti stai giocando quella benevolenza guadagnata poco fa, prosciutto parlante."Oh, povera creatura davvero..." si avvicinò a lui, tenendo una mano sulla spada e l'altra alla cintura. "Saluti, buon villico!"
    "'Ao. Me è Rott."
    Intrigante. "Piacere di conoscerla, Rott. Ho sentito di un fatto spiacevole."
    "Corna Mane venute di notte. Preso Moooh-Mooohs!"
    "Luhn?" chiese, rivolgendosi alla mezzelfa. "Tu hai colto qualcosa?"
    "Che è il loro Radam?"
    "Chi è Radam?" domandò il borgomastro.
    "Il nostro Rott."
    "Oh."
    Servì un buon quarto d'ora perché Radam si trascinasse da loro, vagabondando in giro con lo sguardo ad ogni stradicciola fiancheggiata da basse casupole di pescatori innervositi.

    "'Ao. Me è Rott" (Saluti, buon forestiero venuto dal mare! Io mi chiamo Rott.)
    "Me è Radam. Di captno Revv. Ho Mooohs. Tu mooohs?" (Saluti a te, impegnato fattore! Io sono Radam'Theys, della ciurma del grande e illustre capitano Vis Revar l'Estant. Ho due nuove mucche! Tu hai mucche?)
    "Nu! Corna Mane venute di notte! Preso Mooh-Mooohs." (Purtroppo no! Quella vile masnada di bucanieri che sono gli Uomini Cornuti me le hanno sottratte, approfittando delle tenebre! Hanno portato via tutte le mucche!)
    Radam si grattò la testa. "Nuh. Radam aiuta Rott?" (Oh, no! Che manica di criminali! Posso aiutarti, mio sfortunato amico?)
    "Eeh?" (Lo faresti?)
    "Eh." (Certo che sì! Diamine, mi sembra doveroso aiutarti contro questi malefici Uomini Cornuti!)

    "Mi sento più stupido di prima" commentò Vis Revar.
     
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