Con una simile compagnia

«Non lo possiamo rimandare da vostra madre.»
Adalia annuì. Sarebbe stato un suicidio. Tanto valeva stenderle il tappetto sorro e sottomettersi come colonia.
«E non ha alcun senso sobbarcarsi la spesa di mantenerlo in vita in una segreta. Premesso che quest’ultima idea è anche estremamente noiosa.»
Andava detto che questo avrebbe permesso loro di accedere alle informazioni in suo possesso, ma quante poteva averne di utili, in fondo? Una volga che gliele avessero estorte tutte, non avrebbe più avuto senso permettergli di continuare a respirare.
«Quindi direi che posso ucciderlo. Ora, se avete in mente una particolare morte per lui, l’accolgo con favore. Altrimenti, posso semplicemente tirargli il collo.»
Soppesò l’immagine nella sua mente. Non sarebbe stato elegante, ma avrebbe raggiunto lo scopo. «Per quel che mi riguarda, potete farne quello che volete, capitano. Se decidete di usarlo come intrattenimento sulla vostra nave, non vi fermerò.» Si mordicchiò un angolo delle labbra e scoccò uno sguardo verso la porta. «Ma voglio che scopriate alcune cose, prima di estinguere la sua inutile esistenza. Primo, da quanti giorni è in città. Secondo, che informazioni ha raccolto. Terzo, se le ha passate a qualcuno e in che forma. Se necessario, scoprite a chi e dove sono questi complici.» Accarezzò con il pollice il ventaglio appeso alla cintura. «Ma soprattutto, assicuratevi che queste informazioni siano vere, capitano. Non intendo spedire i miei soldati in missioni a vuoto.» Aprì la porta e uscì.
Lo avrebbe aspettato fuori, per ricevere le sue ultime parole, prima di tornare alle sue stanze. Era stanca del fetore delle segrete; aveva bisogno di un calice di buon vino e un po’ di silenzio.