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    AAAAAAAHHHHHH! Van, ma sei su Linelooorrrr!! Benvenutooooo <3
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
    Sacerdotessa
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    17 Zashar 1127d.G.
    Un sorriso le si dipinse sul volto al sentire l’ordine della regina, e a giudicare dalle vaghe reazioni impaurite dei suoi fratelli, era un sorriso di quelli spaventosi che tirava fuori quando era particolarmente contenta per qualcosa.
    E come non esserlo? Il suo primo sacrificio in questa città, e di un ospite estremamente sgradito alla regina, a quanto pare. La sua giornata non poteva andare meglio di così.
    Quando, senza troppi complimenti, il capitano Vis tirò in piedi lo scarafaggio e la invitò ad assistere all’interrogatorio, poi, il sorriso si allargò.
    «Andiamo, ho la sensazione che lo spettacolo sarà divertente» ridacchiò, e sapeva che i due maschi vicino a lei erano poco distanti dallo sghignazzare, sapendo cosa tutto stava per succedere all’elusivo Itreya.
    Seguirono il capitano a diversi passi di distanza, non tanto per rispetto, quanto per l’odore che ancora aleggiava dal prigioniero: almeno Drise non doveva più sopportare quella puzza.
    Lanciò uno sguardo verso la direzione in cui si ergevano le fondamenta del tempio, e si leccò il labbro inferiore, prima di lasciarsi alle spalle il porto e il varo della prima nave di Vandyra alle spalle.
    Oh, sì, era proprio una buona giornata. Per loro più che per lo scarafaggio, ovviamente.
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
    Sacerdotessa
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    17 Zashar 1127d.G.
    Sembrava che avessero attirato parecchia attenzione con il loro piccolo sfoggio di forza nel catturare lo scarafaggio guercio – e ora un poco storpio – notò Talera, nel vedere Adalia I avvicinarsi a loro e dare uno sguardo al prigioniero, prima di far notare a quest’ultimo il fatto che non era chiaramente il benvenuto in città.
    Il fatto che la regina lo avesse chiamato per nome non poteva che dare adito alla certezza che i due avessero un qualche tipo di rapporto. Quale, al momento, non le era dato sapere. Ma avrebbe certamente scoperto qualcosa, le interessava sapere chi fosse il loro amico e che cosa lo avesse spinto a tornare in un luogo a lui così ovviamente ostile. Doveva essere qualcosa per cui valeva la pena rischiare la pelle, evidentemente. O forte il guercio aveva pensato di essere abbastanza furbo e bravo da poter scappare tra le loro dita come nulla fosse. Ma aveva fatto i conti senza l’oste, come aveva letto in alcuni libri umani, perché evidentemente non aveva considerato la presenza di Talera, né della sua magia.
    "Oh, beh, meglio per me" pensò Talera, palesemente soddisfatta all’idea di poter finalmente tornare a fare cerimonie: lo avrebbe certamente sacrificato alla Dea Ragno, le aveva fatto sprecare energia preziosa in fondo. E aveva rovinato una alquanto deliziosa giornata, una che non avrebbero potuto ripetere presto. E, a giudicare dalle facce dei suoi fratelli, o meglio dalle loro smorfie nauseate, era anche responsabile per averli quasi fatti vomitare, quindi no, non poteva lasciarselo scappare, checché ne dicesse il primo capitano di cui ancora non riusciva a ricordare dove lo avesse visto. Fastidioso, non c’era che dire. Incredibilmente fastidioso.
    Talera lasciò parlare il primo Capitano, un po’ per vedere come si sarebbe espresso nei riguardi della cattura – e rimase piuttosto soddisfatta nel vedere che Vis sapeva come ingraziarsi le donne Drow – e poi si chiese se, per puro caso, gli occhi in mezzo alla folla a cui si stava riferendo fosse, per puro caso, il piccolo scarafaggio che le era quasi finito addosso poco prima. Se sì, era meglio che il capitano si trovasse nuovi occhi, perché il moccioso aveva fatto un lavoro assolutamente terribile.
    E doveva ringraziare di non averle sporcato il vestito, o avrebbe seguito il guercio nel suo viaggio di sola andata alla Dea Ragno.
    «Cosa intendete fare del prigioniero, kyne Torep?» le domandò a un certo punto Adalia, dopo aver ascoltato le parole di Vis, e la sacerdotessa pensò un attimo a ciò che era venuto fuori, prima di annuire e inclinare vagamente il capo verso la regina, in segno di rispetto.
    «Stavo pensando di fare una piccola cerimonia in onore di Xura, per chiedere un lavoro più spedito al tempio, e penso di aver trovato una buona offerta» rispose, mettendo in chiaro le proprie intenzioni, per poi far finta di fare un passo indietro, e continuò: «Ma mi rendo conto che questo prigioniero si trova ad essere più importante vivo, perciò sono assolutamente disposta a cedervelo, Maestà. Spero solo che non vi dispiaccia troppo restituirmelo che ancora respira».
    Non le interessava eccessivamente le condizioni in cui glielo avrebbero restituito, l’importante era che non fosse un cadavere, se anche gli fossero mancati vari pezzi al momento del sacrificio era certa che Xura non si sarebbe offesa più di tanto.
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    CITAZIONE
    Mi scuso per l'assurdo ritardo, ma sto studiando e son stata poco bene in questi giorni. Scusate ç_ç
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
    Sacerdotessa
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    17 Zashar 1127d.G.
    Nonostante tutta l’attenzione di Talera fosse ormai completamente puntata sullo straniero, che la pungolava in uno strano modo, con il suo bizzarro modo di vestire e la sua particolare e altamente sospetta scelta di profumi, notò, con la coda dell’occhio, lo scarafaggio approfittare della sua disattenzione – o meglio, incuria totale – per allontanarsi velocemente tra la folla.
    "Oh, beh, lo schiaccerò la prossima volta" pensò, mentre continuava a tenere gli occhi fissi sul maschio che si stava tranquillamente e lentamente allontanando, costretto a un passo non troppo veloce dalla folla che il popolino aveva creato per poter vedere la prima nave della flotta di Vandyra.
    Talera aveva la netta e severa sensazione che, se se lo fosse lasciata scappare, dopo avrebbe avuto parecchi problemi: il fatto di sentire degli occhi piantati sulla sua schiena da qualche parte dietro di sé non faceva che aumentare quella sensazione.
    Doveva fermarlo dall’andarsene, le diceva l’istinto – lo stesso istinto che nei secoli le aveva salvato la pelle più di una volta – e si mosse lievemente sulla destra per tenere gli occhi puntati sulla figura, non senza qualche difficoltà, vista la massa di scarafaggi che si era accalcata per la cerimonia.
    "Se non posso prenderlo dall’alto dovrò farlo dal basso" rifletté, solo per trovarsi bloccata dalla voce che meno si aspettava di sentire in quel momento, ossia quella del capitano Vis Revar.
    - Vostra Eminenza richiamò la sua attenzione, rivolgendosi a lei nel modo di solito usato per le Somme Sacerdotesse, ma Talera non si mise a correggerlo: era evidente che se le si era avvicinato c’era un motivo piuttosto importante, e non aveva intenzione di interromperlo con sottigliezze poco importanti.
    - Ho ragioni per sospettare di quell'individuo, il drow guercio. Ha notato che lo stavamo osservando e se ne sta andando, adesso. Potrebbe essere un forestiero giunto a spiarci. Vi chiedo di aiutarmi a bloccarlo. Il capitano non si fermò ad attendere una sua risposta ma si mosse di lato e avanzò nella folla.
    Talera fece un cenno ai suoi fratelli, lasciando che si movessero come più ritenevano opportuno – non avevano ricevuto quattrocento anni di addestramento per nulla, in fondo – e poi si concentrò sulla sua magia, socchiudendo gli occhi e portando la totalità della sua attenzione sulle proprie riserve magiche e sulle ombre che la circondavano. Il bello del suo potere era che più ombre aveva a disposizione, maggiore portata e potenza avevano i suoi incanti.
    Si concentrò profondamente, e una alla volta, unì la sua ombra a quelle delle persone attorno a sé, usandole per trarne forza: prima quella di Drise, poi quella dello schiavo affianco a lei, poi quella del gruppo di femmine nobili subito alla loro sinistra, e man mano che le ombre si univano alla sua, l’ombra di Talera cresceva in lunghezza e larghezza, come una macchia d’olio al cadere del contenitore che lo conteneva. Era come costruire un castello con i mattoncini che certe specie davano ai loro figli, ogni pezzo andava aggiunto in un punto specifico, o sarebbe tutto crollato come sabbia sotto i piedi di un bambino.
    “Ancora, allungati ancora” pensò Talera, prendendo ogni ombra che riusciva a trovare, e sentendo il sudore colarle sul collo, nascosto dai capelli che aveva lasciato sciolti per l’occasione. Se non ci fosse stata tutta quella gente di mezzo avrebbe potuto semplicemente attaccarlo, ma uccidere metà della città per un singolo uomo sarebbe stato oltre l’assurdo. Continuò a lavorare sulla propria ombra, e solo quando questa fosse arrivata subito sotto il fuggiasco avrebbe agito, facendo sì che le mani dell’ombra afferrassero l’uomo per i piedi, bloccandolo e impedendogli di proseguire oltre. Non sarebbe durato molto, forse mezzo minuto se nulla fosse riuscito a distruggere la sua concentrazione, dato che non era affatto una magia facile da gestire, specie in un simile luogo pieno di stimoli esterni, ma sperava fosse sufficiente perché il capitano o i suoi fratelli riuscissero ad afferrare quello stolto che aveva pensato di andare a ficcare il naso a Vandyra.
    Oh, lo avrebbe sacrificato a Xura, una volta che la regina e il capitano avessero finito con lui, su quello era certa. E già pregustava l’odore del suo sangue bagnare le fondamenta del Tempio.
    Non riusciva quasi a trattenere l’eccitazione, ma prima dovevano prenderlo.
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
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    17 Zashar 1127d.G.
    Stava cercando di godersi la cerimonia – e, davvero, non riuscire a togliersi dalla testa la consapevolezza di aver già visto il primo capitano da qualche parte, ma proprio non riusciva a ricordare dove. Doveva arrivare a ricordare, perché poteva essere una informazione alquanto importante. Ah, a volte avere vite lunghe era davvero un problema, vista la quantità di ricordi che ti si accumulano in testa.
    I suoi frustrati pensieri vennero interrotti da uno scarafaggio che per poco non le si schiantò addosso, evidentemente troppo occupato a non guardare dove andava. Quando la vide e capì su chi era quasi andato a sbattere, impallidì di botto, così tanto che per un attimo Talera pensò che le sarebbe svenuto di fronte senza troppe cerimonie, per poi mormorare delle sommesse scuse e un «Farò il possibile per rimediare».
    “Il possibile? Oh, sei meno stupido di quanto non sembri” pensò Talera, i suoi occhi puntati sullo scarafaggio, e per questo notando immediatamente quando si voltò, puntando gli occhi su qualcosa dietro di lei, e non poté che seguire lo sguardo del marmocchio, per vedere cosa di tanto particolare potesse allontanare la sua attenzione dalla sua possibile morte violenta.
    Ciò che si trovò davanti – o, meglio, dietro – fu un individuo piuttosto particolare, con uno strano cappello a tesa larga e due piume che pendevano da esso. La benda sull’occhio sinistro, i vari orecchini e l’abbigliamento suggerivano un forestiero o un avventuriero. Talera per un momento rimase alquanto sorpresa, dato che avventurieri e forestieri non erano esattamente una vista comune a Vandyra - la città era ancora troppo piccola per attirare quel genere di attenzione - ma ciò che quasi parve arrivare appositamente a confermare i suoi dubbi fu l’odore di bergamotto, gelsomino e sandalo che le giunse dall’uomo, così forte da stordirla nonostante il suo naso fosse tutt’altro che buono, dopo i secoli passati a fare uso d’incenso nel templio della sua vecchia città.
    “E perché mai un avventuriero dovrebbe usare così tanto profumo?” si domandò, irrigidendosi nuovamente. Oh, no, qualcosa qui puzzava, e sì, decisamente quel maschio c’entrava qualcosa. Non le piaceva per niente, e sperava non fosse qualcuno mandato dalla sua vecchia madre patria per lei. Ci mancavano giusto quegli insetti, a tentare di rovinarle i piani, ora che finalmente aveva iniziato con il piede giusto.
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
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    17 Zashar 1127d.G.
    Il discorso della regina alla popolazione fu grande – anche troppo, probabilmente, contando che in realtà la Regia Marina contava una sola nave – ma la gran parte della popolazione non avrebbe capito quanto la portata del discorso fosse esagerata. Per loro era più che sufficiente pensare che a un certo punto sarebbero stati grandi, non importava né quando né quanto. Se c’era una cosa vera delle masse era che preferivano non avere certezze: lasciarli sognare era sempre un’idea migliore.
    E più grande il sogno meglio era. Ma in fondo quella era una cosa comune a tutti i Drow – e anche alla gente di sopra –: sognare in grande o non sognare affatto.
    Ciò che la stupì alquanto, invece, fu la strana sensazione che l’avvolse quando posò i suoi occhi sul neo Primo Capitano: aveva già visto quel Drow da qualche parte, ma non riusciva proprio a capire dove avesse potuto vedere un albino – un maschio, poi – che le avesse lasciato una impressione abbastanza forte da farle ricordare di averlo già visto.
    Notò lo sguardo dell’uomo scivolare sulla folla, se alla ricerca di qualcosa o meno non riuscì a capirlo, ma non le interessò più di tanto, impegnata a cercare di capire dove lo avesse visto. Eppure nulla le venne alla mente, e infine si limitò a sospirare e ad ascoltare le parole che il capitano rivolse alla popolazione.
    Aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di strano in quello che disse: perché promettere di proteggere la popolazione? Non sarebbe stato meglio promettere ricchezze, vittorie e gloria nel viaggio inaugurale?
    "Hmmm… Non mi piace, c’è qualcosa che non va" pensò Talera, irrigidendosi un poco, seguita immediatamente dai suoi due fratelli: era stata una buona idea quella della madre, nell’allenarli assieme. Ora, nonostante le chiare differenze, riuscivano a comprendersi senza parlare. E, probabilmente, era qualcosa di cui avrebbero avuto bisogno a breve.
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    Talera Torep
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    Di solito, per lo meno dagli scritti che aveva letto durante la sua non così lunga esistenza, le città Drow appena fondate impiegavano diversi decenni, anche cinquanta e più anni, prima di riuscire a fare un sostanziale primo passo in avanti verso la loro espansione.
    Il fatto che Vandyra fosse riuscita a fare quel passo in soli venti anni non era affatto una cosa indegna di nota, anzi, doveva esserci dietro una considerevole nota di fortuna, vista la bestia che sedeva tranquilla nel piccolo porto della città, eppure si chiedeva quanto fosse fortuna e quanto fosse preordinato.
    Cercava di non posare eccessivamente lo sguardo sulla nave, dato che quelle cose le avevano sempre messo agitazione ed ansia: il mare era più oscuro e inospitale della Grande Xura stessa, e non le piacevano le cose che arrivavano dal mare. Di solito non erano doni, ma morte e distruzione, nascoste dal brillio del sole sulle onde chiare e bianche.
    Per questo non poteva che guardare con lieve sospetto al capitano e alla sua stranamente mal assortita ciurma.
    “Ma quello è uno scheletro?” si domandò Talera, osservando la ciurma e fissando lo sguardo sull’unico membro apparentemente privo di pelle. Una strana creatura, più adatta al sottosuolo che al mare, ma si poteva dire lo stesso del nano, eppure il primo capitano di Vandyra aveva anche quello, facilmente notabile dalla differenza d’altezza con gli altri membri.
    “Una combriccola interessante, non c’è che dire” pensò ancora Talera, risistemandosi il peplo rosso che aveva indossato su uno dei suoi più semplici vestiti neri: aveva pensato di vestirsi solamente di nero, ma poi aveva deciso che non era il caso, dato che sarebbe stato un passo troppo avventato. La Somma Sacerdotessa di una città veniva scelta dal collegio delle sacerdotesse, e tentare di prendere la posizione approfittando del fatto di essere l’unica non era una buona idea, specie se si fosse alienata il sostegno della regina nel farlo. No, meglio aspettare, come un ragno che attende la preda. Quel titolo sarebbe stato suo molto presto, con tutto il potere che ne conseguiva. Doveva solo aspettare che il primo capitano tornasse con un po’ di schiavi, perché il tempio venisse terminato. E nel frattempo avrebbe aspettato, placida, raccogliendo sostenitori, fondando alleanze e schiacciando chiunque pensasse di rubarle la preda da sotto il naso.
    Fu distratta dai suoi pensieri dall’arrivo della regina, in groppa a un bell’esemplare di Sajuta, che si fece aiutare a scendere dalla bestia – “Come se ne avesse bisogno” non poté che sogghignare lievemente Talera, nascondendosi dietro una mano – per poi osservare Adalia avviarsi verso la nave e la sua ciurma.
    Era un gran giorno per Vandyra, eppure Talera avvertiva un vago senso di preoccupazione pungolarle lo stomaco: le sacre scritture della Dea Ragno dicevano che grandi poteri e doni richiedevano un eguale pagamento. E la Kyne di Casa Torep non poteva che chiedersi che prezzo avrebbe dovuto pagare Valyria per quei doni.
    “Ci penserò quando dovremo pagare” decise alla fine, godendosi la cerimonia, i suoi fratelli ai suoi lati e Drise qualche passo più indietro, con una dei loro schiavi.
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    Talera Torep
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    07 fashar 1127d.G.
    Se c’era una cosa che Drise amava fare era ficcanasare tra le cose della loro defunta genitrice, e Talera poteva giurare sulla Dea Ragno che non riusciva a comprendere la fascinazione della giovane Drow con la femmina che le aveva messe al mondo. Certo, Vaharana era stata una buona madre – almeno per lei e Drise, visto che le loro due sorelle avrebbero potuto tranquillamente affermare il contrario, se fossero state vive – specie con Drise, si era a volte lasciata andare in modi che non aveva mai consentito a nessun altro, e che Talera aveva visto solo tramite la propria magia.
    "Che le manchi?" si chiese Talera, senza davvero comprendere il sentimento: la loro società non incoraggiava simili attaccamenti, sua madre non li aveva incoraggiati, quindi vedere Drise con questi bisogni diversi dai suoi la faceva riflettere, a volte. Non molto spesso, e certamente non se la disturbava mentre lavorava. Come in quel momento.
    «Che succede, Drise?» domandò, sollevando i suoi occhi rossi sulla figura della sorella, che si avvicinò senza osare guardarla negli occhi. Era una cosa che prima o poi avrebbe dovuto correggere di lei: anche se aveva gli occhi viola e delle orecchie orride era comunque una Torep. Non poteva non avere il coraggio di guardare il prossimo negli occhi, ne andava dell’orgoglio della loro famiglia.
    Ma, abbassando gli occhi sul monogramma ricamato sul sacchetto che la sorella le stava porgendo, pensò che avrebbe rimandato la ramanzina – e la punizione – alla volta successiva.
    «È strano, ma non capisco come.» disse Drise, e Talera, percependo la domanda nascosta nelle sue parole, prese il sacchetto e lo aprì, lasciando cadere il contenuto sul palmo della sua mano: era un anello d’argento con una pietra scura incastonata al centro e varie incisioni attorno. Sì, era certamente strano, infatti poteva percepire della magia provenire dall’anello e così attivò la propria, tentando di carpirne i segreti e dandosi mentalmente della stupida, per non aver controllato prima gli averi di sua madre. Chissà che altro c’era di magico, tra gli ammassi di gioielli che la donna aveva acquistato mentre era in vita.
    I suoi occhi si illuminarono di rosso, un tratto inquietante della sua magia a giudicare dal passo indietro che fece Drise a vederla, e la sua pelle si coprì di nero, prima di trasformarsi in ombre e avvolgere l’anello alla ricerca dei suoi segreti.
    «Oh» sorrise sinistramente quando, dopo qualche minuto, riuscì a capire a cosa servisse. E decise di tenerlo per se, tanto alla sorella non sarebbe certo servito.
    «È un protettore, ha un incantesimo che permette di capire se chi lo indossa ha qualcosa che non va» spiegò alla sorella, poi decise di premiarla, visto che si era comunque resa parecchio utile, con quel suo continuo frugare: «Puoi prendere qualcosa dai gioielli di nostra madre, ma niente di magico». Sorrise lievemente all’evidente eccitazione di Drise, che corse fuori, poi si infilò l’anello all’anulare destro, nella stessa mano dove teneva l’anello con il veleno. Oh, si, le sarebbe stato proprio utile.
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    CITAZIONE
    Aggiungo il protettore alla scheda di Talera! Grazie <3


    Edited by Maððie - 6/9/2020, 21:03
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    Benvenuta Camilla! O/
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    Talera Torep
    Drow, 317 anni
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    17 Zashar 1127d.G.
    Talera aveva sempre dimostrato, sin da piccola, l’innata capacità di non essere quasi mai sorpresa da nulla: che fosse perché il farsi sorprendere nella società Drow equivaleva a diventare un facile bersagio, o perché – semplicemente – ci era nata così non le era dato saperlo, ma era una dote che le era spesso tornata utile negli anni. Specie dopo la morte della madre, quando lei e Drise avevano dovuto lasciare la loro madrepatria e attraversare le Grotte Drow per arrivare a Vandyra.
    La città in sé – che era ancora poco più di un villaggio – l’aveva stupita vista la sua buona posizione e l’urbanizzazione ordinata che non si vedeva quasi mai nelle città più antiche, ormai poco più che un ammasso di abitazioni tutte attaccate le une sulle altre. Evidentemente la regina non era una povera idiota, e Talera era molto curiosa di conoscere Adalia I e di vedere con i propri occhi la Drow che, come e più di lei, aveva lasciato tutto per costruire se stessa. Non aveva dubbi che la regina fosse una persona quantomeno interessante.
    "E chissà, forse anche degna di rispetto?" pensò, mentre le sue schiave l’aiutavano a vestirsi, nella stanza che lei e Drise erano costrette a condividere per il momento: erano arrivate da troppo poco per poter prendere una delle ville più centrali, e Vandyra ancora non batteva moneta, quindi gli acquisti erano lenti per Talera, che non aveva considerato questo fatto. Eppure non si era voluta separare dagli averi lasciati da sua madre per comprare una delle case migliori: avrebbe semplicemente fatto colpo su Adalia e si sarebbe fatta dare una casa – e qualche altro schiavo – da lei. Sì, così sarebbe stato molto più semplice e veloce. Voleva entrare in fretta nelle grazie della regina e si sarebbe seduta al tavolo del potere della città. Che fosse come Sacerdotessa o come nobile, voleva una fetta del potere a Vandyra, voleva vedere dove questa città poteva arrivare, voleva che il suo contributo rimanesse nella storia.
    Quando fu pronta, stretta nelle sue migliori vesti, nere e decorate d’argento, annuì alla propria immagine e si voltò verso Drise, che sedeva in un angolo della stanza: gli occhi viola della ragazzina si chiusero nel momento stesso in cui incontrarono quelli rossi della sorella, e Talera non poté che sospirare e ordinare agli schiavi di uscire con un secco: «Fuori». Le due umane non se lo fecero ripetere due volte, anzi la velocità con cui scapparono dalla stanza quasi fece ridere la Drow, che poi si avvicinò alla sorella minore.
    «In piedi, Drise». Nemmeno sua sorella la fece ripetere, probabilmente memore di cosa succedeva a chi faceva ripetere due volte gli ordini a Vaharana, e sapendo che i metodi della sorella pur essendo più sottili di quelli della madre, erano altrettanto spaventosi e crudeli.
    «Sto uscendo, vado al… palazzo, se così si può chiamare. Ma non ci si può aspettare molto di più da una città di soli vent’anni. Stai in casa, non uscire, e non lasciare che entrino estranei, se non ci sono io» ordinò Talera, e aspettò di vedere la sorella annuire, prima di continuare: «Prendo Xenia per andare a palazzo» riferita alla vecchia Sajuta della madre. La bestia aveva sempre avuto una particolare attenzione per Drise, ben sapendo che la giovane Drow era troppo gentile e non l’avrebbe frustata se anche avesse disobbedito. Al contrario temeva Talera come poche cose: forse perché sapeva bene che, se mai le avesse disobbedito, non avrebbe visto un altro giorno.
    «Se ho tempo passo dal mercato e prendo altro di quel filo che stavi usando per cucire, anche se non capisco come faccia a piacerti così tanto. E’ un passatempo inutile, sarebbe meglio se studiassi, invece» sospirò, voltandosi, e sapendo che dietro di lei Drise stava sorridendo.
    Non sapeva mai cosa pensare di sua sorella, era davvero strana.

    La strada per il palazzo non fu affatto lunga, anzi, Talera aveva avuto la fortuna di trovare comunque una buona casa nella zona più “nobile”, ma non era abbastanza per lei. Voleva di meglio. Voleva una delle case che davano sulla piazza grande, una di quelle più vicine al palazzo: una posizione del genere era un simbolo di potere e status, e lei non ci avrebbe rinunciato. Avrebbe riportato la famiglia Torep in alto, fosse l’ultima cosa che faceva.
    La reggia non era poi così grande, ma si sarebbe probabilmente allargata con il tempo e i secoli, così come avrebbe fatto l’intera città. Si fece accompagnare fino alla sala del trono, i suoi due fratelli – o fratellastri, con sua madre non si poteva mai essere sicuri di nulla, ma gli occhi dei due erano rossi, quindi fino a prova contraria erano figli di suo padre – e guardie del corpo vicino a lei, ben vestiti e armati, anche se Talera sperava non servisse, sinceramente.
    «La regina Adalia vi riceverà a breve, da questa parte» disse una guardia del palazzo, facendo cenno verso le porte della sala del trono. Talera annuì, e prese un breve respiro.
    Era arrivato il momento: il suo futuro e quello di casa Torep si sarebbe deciso oggi.
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  12. .
    Benvenutissima Ali O/
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    Benvenuto! :D
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    HEllo Hisae, benvenutissima <3
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    Buon giorno, Colonnello! A me i non morti non dispiacciono, fino a che non cercano di uccidere me ;)
24 replies since 5/4/2014
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