Per un pugno di dobloni

02 fashar 1127 d. G.

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    Quando Sua Maestà aveva esclamato "che la dea ce ne scampi e liberi", lo scrivano aveva schioccato la lingua. Per un breve momento, i suoi occhi erano andati su e giù, strizzati come se stesse cercando di scrutare qualcosa. Che cosa vedeva da quella parte? Un muro nero, forse?
    Il niente?

    "Non è necessario, amico. Siamo in zona. Magari un giorno di questi veniamo a trovarti" gli rispose Sua Maestà. Lo scrivano annuì, cominciando a carezzarsi la barba. Guardò alle proprie spalle, dove la penna continuava a punzecchiare la mappa. Sembrava indecisa tra la costa e un'isola a largo, appena oltre la linea dell'orizzonte.
    "Ah, sarebbe davvero una meraviglia." Si alzò, stirando le braccia come qualcuno appena uscito da un profondo sonno. Accennando a qualsiasi cosa stesse vedendo al posto dei suoi interlocutori, si allontanò di qualche passo, uscendo dal bordo del varco."Niente di meglio di una bevuta tutti assieme per combattere la noia. Aspettatemi un momento, però. Uno solo, ho... un'altra chiamata di là."
    Seguì un'armeggiare rumoroso dalla destra. "Non ha senso, ti dico. Non può essere. Li ho... da qualche parte sottoterra? Sì, oltre la terraferma. No, no... aspetta, Weysso..."
    Stava scartabellando in mezzo alle pentole? Dopo un momento fece ritorno all'altare, palleggiando un disco di bronzo, inciso da lunghe cinture di simboli che dal bordo si stringevano fino all'umbone, coronato da un cristallo viola. Pulsava pian piano, spandendo una luce sfumata. Lo posò sul piano dell'altare, dietro alle coppe, e con una spintarella gli fece fare un giro.
    La voce della Regina si alzò dall'umbone, ripetendo le identiche parole che gli aveva detto un momento prima.
    Solo, adesso non era più camuffata. L'ascoltò guardando il disco, poi la mappa.
    Avanti e indietro, come se stesse mettendo assieme delle tessere.
    Spostato il disco e appoggiandosi alle nocche, con un che di livore ad animarlo, lo scrivano si piegò in avanti, abbandonando lo schienale dello scranno.
    "Ooh, sei una sveglia, eh puttanella?" esordì, ridacchiando. Andò ad occhieggiare la mappa e tornò al vuoto. "Ascolta, chiunque tu sia; ti sto tracciando in questo esatto momento, "amico". Vedremo quanto avrai ancora voglia di fare la spiritosa con un bel gruppo di serkrs addosso."
    Dopo un momento, come a volersi sentire del tutto soddisfatto, lo scrivanoo incrociò le braccia contro il petto. "Stupida figlia di puttana."

    Vis si chinò in avanti. "Belle parole per essere un morto vivente. Non ci vedi, dico bene?"
    "Ah, non me ne frega niente. Qualche giorno e vi avrò in una rete, feccia. Ce la rideremo, allora." La penna sulla carta era ancora indecisa, vagabonda tra la costa e l'isola. "Pensavate d'essere così furbi ed esilaranti con il vostro scherzo? Ah! E dire che c'ero quasi cascato. Oh, beh, l'ultima cosa che leggerò di voi sarà il rapporto dei serkrs."
     
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    Lo scrivano annuì e si carezzò la barba. Si guardò alle spalle. — Ah, sarebbe davvero una meraviglia. — Si stiracchiò, alzandosi. — Niente di meglio di una bevuta tutti assieme per combattere la noia. Aspettatemi un momento, però. Uno solo, ho... un'altra chiamata di là.
    A chi voleva darla a bere? Neanche la prontezza di una scusa decente. Stava architettando qualcosa.
    E nemmeno aveva la presenza di chiudere il canale con loro.
    Anche senza vederlo, potevano sentirlo. — Non ha senso, ti dico. Non può essere. Li ho... da qualche parte sottoterra? Sì, oltre la terraferma. No, no... aspetta, Weysso...
    Era impossibile dire cosa fosse il rumore metallico prodotto dal suo armeggiare, ma un momento dopo la voce di Adalia risuonò, non più contraffatta.
    E lo scrivano commise un imperdonabile errore. — Ooh, sei una sveglia, eh puttanella?
    Adalia si irrigidì. Ogni signolo muscolo del suo corpo si tese. Se fino a quel momento era interessata per ragioni di stato ed economiche, adesso era personale.
    — Ascolta, chiunque tu sia; ti sto tracciando in questo esatto momento, "amico". Vedremo quanto avrai ancora voglia di fare la spiritosa con un bel gruppo di serkrs addosso. Stupida figlia di puttana.
    Adalia strinse le palpebre. La morte non sarebbe mai stata abbastanza. Doveva trovare qualcosa di peggio. Gli avrebbe fatto rimpiangere di essere nato. — Belle parole per essere un morto vivente. Non ci vedi, dico bene? — intervene il capitano L’Estant.
    — Ah, non me ne frega niente. Qualche giorno e vi avrò in una rete, feccia. Ce la rideremo, allora. Pensavate d'essere così furbi ed esilaranti con il vostro scherzo? Ah! E dire che c'ero quasi cascato. Oh, beh, l'ultima cosa che leggerò di voi sarà il rapporto dei serkrs.
    Adalia spense la candela, supponendo che questo avrebbe chiuso la comunicazione. Se avesse avuto ragione, si sarebbe poggiata contro lo schienale, intrecciando le dita dinnanzi al piatto. Altrimenti, avrebbe atteso che Vis Revar le mostrasse come tagliare quel filo. Poi, con un sospiro, avrebbe emesso il fumo che le modificava la voce.

    Abbiamo sentito abbastanza.

    avrebbe detto, perdendo il finto calore che aveva messo in quella farsa e tornando al normale plurale maiestatis.

    Ci aspettiamo che lo facciate soffrire, capitano. Malina, se riuscirete a portarmelo… respirante, avrai la ricompensa che mi chiedevi un mese fa.

    Malina corrugò le sopracciglia. — Desiderate che vada con loro?

    Sarai i nostri occhi, le nostre orecchie e la nostra mano.

    — Come desiderate, vostra maestà.
    Adealia le sorrise.
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    "Abbiamo sentito abbastanza" dichiarò la Regina dopo avere reciso il collegamento. Che fortuna che avesse intuito da sola come farlo. Per essere sicuro, Vis schioccò le dita una seconda volta. L'aveva visto fare ad uno degli Uomini Cornuti, ma non era certo che fosse di per sé indispensabile.
    Meglio essere sicuri piuttosto che spiacenti.
    "Ci aspettiamo che lo facciate soffrire, capitano".
    Quella era un'aspettativa che poteva felicemente essere soddisfatta. Avrebbe richiesto del tempo, senza dubbio, ma cos'era la caccia senza un obbiettivo in più, di tanto in tanto? Poi, quei dischi erano molto interessanti. Catturavano la voce di chi parlava, scavalcando filtri e camuffamenti magici.
    Catturare il ruggito di un Leviatano e usarlo contro un kraken, o un banco di balene, gli avrebbe dato un'arma eccezionale per la pesca d'alta marea. Invece di lottare con il polpo, avrebbe solo dovuto rincorrerlo d'onda in onda.
    Se ne doveva procurare un paio.
    "Malina, se riuscirete a portarmelo... respirante, avrai la ricompensa che mi chiedevi un mese fa."
    "Desiderate che vada con loro?"
    "Sarai i nostri occhi, le nostre orecchie e la nostra mano."
    "Come desiderate, Vostra Maestà."

    Spostando la coppa ora inerte, Vis Revar si cinse il mento con la destra. "Nel suo straparlare, il nostro amico scrivano ha detto che una nave sarebbe venuta a metterci in una rete."
    Dubitava che alle sue minacce sarebbe seguita una reazione. Per lanciare una nave, avrebbe dovuto inventarsi un giro di menzogne abbastanza autorevoli, oppure svelare ai suoi superiori -chiunque loro fossero- che qualcuno aveva messo mano ad un paio di coppe, l'aveva convinto a scucire la bocca rivelando dettagli potenzialmente pericolosi e aveva chiuso la conversazione prima che potesse tracciarli.
    Tuttavia...
    "Ammettendo che questa nave venga davvero, l'unico indizio che lo scrivano potrebbe dargli è che la penna continuava a puntare l'isola al largo degli ingressi al mare sotterraneo." Quanto sarebbe stato ironico, se la nave fosse venuta davvero, far cadere i cosiddetti cacciatori nella loro stessa rete? "Quindi, Vostra Maestà, mettendomi nei loro panni, non escluderei di usare quell'approdo come un punto da cui allargare la ricerca man mano."
    Forse... quelli che loro si aspettano di trovare si dimostreranno sleali, dopotutto...
    "Potremmo precederli" affermò il capitano. "Arrivare all'isola prima di loro, prendere posizione e tenderli una trappola. Catturarli ci fornirebbe informazioni, altre coppe e, potenzialmente, una baleniera."
     
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    Vis Revar schioccò le dita accanto alla candela spenta e la lasciò parlare. — Nel suo straparlare, il nostro amico scrivano ha detto che una nave sarebbe venuta a metterci in una rete. Ammettendo che questa nave venga davvero, l'unico indizio che lo scrivano potrebbe dargli è che la penna continuava a puntare l'isola al largo degli ingressi al mare sotterraneo. Quindi, Vostra Maestà, mettendomi nei loro panni, non escluderei di usare quell'approdo come un punto da cui allargare la ricerca man mano — commentò, mettendo via la coppa e accarezzandosi il mento.
    Era una giusta considerazione. Quello scrivano probabilmente avrebbe creduto che far venire il “segnale” da sottoterra fosse un qualche tipo di espediente per depistarli; non avrebbe mai creduto che la spiegazione più semplice fosse anche la più giusta. E, anche se lo avesse fatto, creare una base sull’isola poteva sembrargli una buona idea. — Potremmo precederli. Arrivare all'isola prima di loro, prendere posizione e tendergli una trappola. Catturarli ci fornirebbe informazioni, altre coppe e, potenzialmente, una baleniera — suggerì quindi il capitano.
    Adalia lo guardò. Non era affatto un brutto piano, il che riponeva la questione: perché offriva per fare tutto questo per lei? Certo non per buon cuore. Qualcosa doveva pur volere. Denaro? Protezione? Potere? Avrebbe preferito saperlo prima di concedergli il via libera. La prospettiva di accettare un accordo senza conoscere le condizioni della controparte non le stava bene. Era come lanciarsi in un burrone senza vedere il fondo e sperare che fosse coperto di abbastanza cuscini. Del resto, lo aveva già incaricato di andare a prendere quell’umano e fargli passare non meno della peggiore giornata della sua vita.

    E cosa suggerite di farne, poi, di questo avamposto e della baleniera, supponendo di impadronircene?

    Non gli avrebbe chiesto di nuovo quale fosse il suo prezzo. Non nello stesso modo di prima, soprattutto. Ma doveva capire. La lealtà era un concetto labile, specie nel sottosuolo. In quasi cinque secoli di vita non aveva mai visto nessuno fare qualcosa per puro e semplice altruismo.
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    "E cosa suggerite di farne, poi, di questo avamposto e della baleniera, supponendo di impadronircene?"
    Una legittima domanda. Un altro capitano si sarebbe potuto risentire udendo quel supponendo, ma Vis Revar sentiva che non era il momento per le vanterie da bettola.
    Perché sprecare fiato, pestando simbolicamente i piedi, quando poteva lasciarlo lì, sospeso a mezz'aria, fino al momento in cui sarebbe rientrato in porto trainando quella preda bellica? Se proprio doveva fare un'obiezione, quella sarebbe stata ben più efficace.
    "Sorvolando sull'atto di lesa maestà fatto dal nostro comune amico scrivano e il suo aver paventato un atto di guerra, cosa sappiamo di questi Uomini Cornuti?" cominciò ad argomentare. Sfiorò il bordo della coppa con l'indice, sentendo la sua scorza porosa grattare pian piano contro la pelle. "Grazie alla conversazione appena avuta, si può dedurre che siano organizzati, abbastanza da disporre di una classe di messaggeri attrezzata per compiere il proprio lavoro con una pericolosa velocità. Hanno navi da spendere, un fatto del quale vi avevo accennato prima di stabilire il contatto con loro, e stanno cercando questa città."
    Come preambolo poteva bastare.
    "Obbediscono agli ordini di qualcuno, che dispone di un corpo di elementi scelti, e si sono diffusi lungo la costa del Mare dell'Aurora." Staccò l'indice dalla coppa e incrociò le mani dietro la schiena. Nel complesso il loro nome poteva essere stupido, magari era la una traduzione sgrammatica di qualcosa di più dignitoso, ma loro non erano certo quei buffoni dei Cavalieri dello Ñyeh.
    "Ottenere una loro nave ci permetterebbe di acquisire informazioni più dettagliate. Avremmo delle mappe, delle carte nautiche, forse delle nuove coppe con cui accedere alla loro rete di scrivani e furieri... perché ho la sensazione, Vostra Maestà, che quella che abbiamo appena usato non sia più sicura."
    Ignorava come fosse il loro sistema, ma era sicuro che usarla ancora sarebbe stato pericoloso. Se potevano rintracciare il luogo da cui una coppa "parlava", forse potevano isolarla dal resto della maglia. "Un avamposto al di fuori delle caverne potrebbe fare da torre di guardia a Vandyra. Sarebbe un occhio con cui spiare le loro manovre e..."
    Perché no? "Un approdo commerciale con cui avvicinarsi ai villaggi e le piccole città tra le coste e le isole. Anche ponendo che sia un'equivoco e che gli Uomini Cornuti abbiano intenti pacifici -e con quell'organizzazione, Vostra Grazia, non posso che dubitarne come dubiterei di uno spettacolo di monsieur Valnif- non fare nulla lascerebbe loro tutti i guadagni e le rotte della superficie. Sempre considerandoli pacifici, una volta abbandonato a loro il monopolio totale del Mare, dove vi procurereste schiavi? O prodotti di commercio?"
    In pratica era già un assedio. Solo, era silenzioso.
    "Ogni azione ostile porterebbe comunque ad un conflitto con loro, in futuro. E gli Uomini Cornuti avrebbero avuto il tempo di scoprire la posizione della città. Ma se ottenessimo un avamposto con cui affermare Vandyra in superficie, avremmo un atollo logistico da cui ostacolarli, un punto con cui affermare la nostra convenienza alle enclavi che altrimenti finirebbero dalla loro parte e con la nave..."
    Quello era un punto interessante.
    "Con una loro nave, una volta scoperta la posizione d'un loro porto, potremmo infiltrarci."
     
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    Il capitano L’Estant non si offese, né protestò per quell “supponendo”. Questo gli faceva onore. Lo rendeva anche più utile e affidabile di molti altri.
    — Sorvolando sull'atto di lesa maestà fatto dal nostro comune amico scrivano e il suo aver paventato un atto di guerra, cosa sappiamo di questi Uomini Cornuti?
    Già, meglio sorvolare sui motivi per cui avrebbe appeso lo scrivano al soffitto come un suino a sgocciolare.
    Anche se non era necessario, il capitano fece un rapido sunto delle informazioni che avevano raccolto, giocherellando intanto con la coppa.
    Adalia o ascoltava in silenzio. Forse amava un po’ troppo il suono della propria voce, ma se le avesse dato un regno vero e proprio poteva anche perdonarlo. La perfezione, dopotutto, non apparteneva nemmeno a Xura.
    — Ottenere una loro nave ci permetterebbe di acquisire informazioni più dettagliate. Avremmo delle mappe, delle carte nautiche, forse delle nuove coppe con cui accedere alla loro rete di scrivani e furieri... perché ho la sensazione, Vostra Maestà, che quella che abbiamo appena usato non sia più sicura.
    Su quello probabilmente aveva ragione. O magari era solo eccesso di zelo… ma nemmeno lei si sarebbe sentita sicura a usare quella coppa. E forse nemmeno serviva, non se il suo unico contatto era con quello scrivano. Da lui non voleva udire altro che versi di agonia.
    — Un avamposto al di fuori delle caverne potrebbe fare da torre di guardia a Vandyra. Sarebbe un occhio con cui spiare le loro manovre e... Un approdo commerciale con cui avvicinarsi ai villaggi e le piccole città tra le coste e le isole.
    Questo era interessante. Nessun mercante si sarebbe avventurato volentieri nel sottosuolo e, per quanto apprezzasse le leccornie che venivano da Dolor Amorth, non le piaceva l’idea che loro intercettassero tutto il commercio proveniente dalla superficie grazie alla migliore posizione geografica.
    — Anche ponendo che sia un equivoco e che gli Uomini Cornuti abbiano intenti pacifici - e con quell'organizzazione, Vostra Grazia, non posso che dubitarne come dubiterei di uno spettacolo di monsieur Valnif - non fare nulla lascerebbe loro tutti i guadagni e le rotte della superficie. Sempre considerandoli pacifici, una volta abbandonato a loro il monopolio totale del Mare, dove vi procurereste schiavi? O prodotti di commercio?
    Non aveva idea di chi fosse questo Valnif, ma non serviva per dubitare degli §Uomini Cornuti. L’unico Uomo Cornuto buono, ormai, era un Uomo Cornuto morto. E di certo non era disposta a lasciare a una simile organizzazione il monopolio del Mare.
    — Ogni azione ostile porterebbe comunque ad un conflitto con loro, in futuro.
    Quello era poco ma sicuro. Avrebbe fatto in modo che fosse così… e che della loro organizzazione non restasse nemmeno il ricordo. Dargli tempo di organizzarsi, come notava lo stesso capitano, non era minimamente una buona idea.
    — Con una loro nave, una volta scoperta la posizione d'un loro porto, potremmo infiltrarci — concluse il capitano, non senza un certo effetto teatrale.
    Adalia lasciò a quelle parole il tempo di dissolversi nell’aria. Visto che in teoria stavano ancora mangiando, prese un boccone di pane e formaggio, come se volesse usare quel tempo per pensare. Più semplicemente, voleva tenerlo sulle spine.

    Ci sembrano buone premesse, capitano.

    concesse, quando non ebbe più motivo di rimandare.

    Questa… organizzazione deve essere smantellata fino all’ultimo elmo cornuto. Ci aspettiamo che nel prossimo futuro questi uomini siano morti o schiavi.

    Ghignò. Era tentata di dirgli che, poiché non dimostrava alcun palese interesse per i propri profitti in quella questione, sarebbe stata lei a decidere come ricompensarlo, ma perché rovinargli la sorpresa? Già era raro ricevere seconde opportunità. Addirittura delle terze… era davvero chiedere troppo.
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    "Ci sembrano buone premesse, capitano." Interrotto il suo silenzio, la Regina smise di cincischiare con un boccone di pane e formaggio. Se le avesse dato piacere, avrebbe potuto continuare per un giorno intero, oppure una settimana.
    Un mese o un anno avevano poca differenza quando il punto di vista con il quale ci si approcciava a loro non era mortale. Per tutte le definizioni che poteva avere, il tempo aveva una signoria su chi lo sentiva scorrere. Quando il suo passare non aveva funzionalmente senso, poteva far altro che perderla?
    Certo, il Tempo poteva aver paura delle porte di Ramsqa, ma chi non ne aveva non doveva temerlo.
    Accantonando il prendere tempo con arte, Sua Maestà lo guardò: "Questa… organizzazione deve essere smantellata fino all’ultimo elmo cornuto."
    E così sarebbe stato. Non dall'oggi al domani, di sicuro, né con una nave e trenta anime. "Ci aspettiamo che nel prossimo futuro questi uomini siano morti o schiavi."
    Ottimi intenti, pensò Vis Revar. "E non deluderò le vostre aspettative. Ciò affermato, Vostra Maestà, una guerra richiede risorse. Lo comprenderete certo meglio di quanto possa farlo io, ma è così."
    Presumendo che gli Uomini Cornuti fossero il più deboli possibile, avevano in ogni caso una nave da sprecare per una vaga caccia alla Drow di sangue reale, mezzi con cui rintracciare i loro obbiettivi e una struttura gerarchica affermata. "E quelle di Vandyra, al momento, sono alquanto limitate. Funzionalmente, si riassumono nella mia nave e il suo equipaggio."
    Parola importante: mia.
    Non serviva sottolinearlo, ma era un concetto che non le sfuggiva. Le aveva chiesto quale fosse il suo prezzo e poi, dopo una reprimenda, aveva abbandonato il discorso. Adesso che sapeva della minaccia che solcava le onde della superficie, poteva vedere le sue ragioni.
    "Non sappiamo molto di questi nemici e ciò rende imperativo acquisire informazioni. Non abbiamo molte risorse, e ciò rende imperativo incamerarne altre. Al momento impegnarsi in una guerra a spada tratta è improponibile, non sapendo l'entità delle forze di questi Uomini Cornuti. E una nave pirata non è una regale ammiraglia."
    Era una questione di bandiera. Senza smuoversi, né perdersi in cenni che avrebbero potuto innervosirla, Vis le offrì un inchino. "Vi offro i miei servigi, Vostra Maestà, con l'annesso di quello che può comportare una nave da guerra e un equipaggio già pratico nei mestieri bellici, ma non come mero pirata."
    Si rialzò. "Non sarebbe dignitoso per il Vostro nome, in primo luogo. Non aprirebbe bene un capitolo della storia della Vostra città ed è una vita che mi è venuta a noia. Vi chiedo una regale lettera di corsa, il riconosciuto grado e titolo di Primo Capitano della vostra Regia Marina dichiarato in forma pubblica e una bandiera ufficiale per la Ner'Verar."
     
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    — E non deluderò le vostre aspettative. Ciò affermato, Vostra Maestà, una guerra richiede risorse. Lo comprenderete certo meglio di quanto possa farlo io, ma è così.
    Era un modo di dirle di andarci piano… o di iniziare a negoziare per ciò che voleva? Probabilmente la seconda.
    — E quelle di Vandyra, al momento, sono alquanto limitate. Funzionalmente, si riassumono nella mia nave e il suo equipaggio.
    Appunto. Be’, era quasi esatto, ma non lo avrebbe corretto. In quel punto della contrattazione, capiva la sua esigenza di pesare. Evidentemente, non stava per chiederle briciole. Se solo avesse saputo che poteva risparmiare buona parte di quelle energie… ma dal modo in cui ciascuno avanzava le proprie richieste si capiva molto di quanto effettivamente si poteva concedere.
    — Non sappiamo molto di questi nemici e ciò rende imperativo acquisire informazioni. Non abbiamo molte risorse, e ciò rende imperativo incamerarne altre. Al momento impegnarsi in una guerra a spada tratta è improponibile, non sapendo l'entità delle forze di questi Uomini Cornuti. E una nave pirata non è una regale ammiraglia.
    Naturalmente, solo un’idiota avrebbe potuto voler caricare a testa bassa contro un nemico più grosso e potenzialmente pericoloso. Be’, lei aveva tempo e un po’ più cervello di così. Ma questo non voleva dire che non desiderasse la legittima dipartita di chi l’aveva chiamata puttana. Quanto tempo sarebbe occorso era questione di sapersi scegliere i bocconi da masticare.
    Vis Revar le offerse un inchino. — Vi offro i miei servigi, Vostra Maestà, con l'annesso di quello che può comportare una nave da guerra e un equipaggio già pratico nei mestieri bellici, ma non come mero pirata. Non sarebbe dignitoso per il Vostro nome, in primo luogo. Non aprirebbe bene un capitolo della storia della Vostra città ed è una vita che mi è venuta a noia. Vi chiedo una regale lettera di corsa, il riconosciuto grado e titolo di Primo Capitano della vostra Regia Marina dichiarato in forma pubblica e una bandiera ufficiale per la Ner'Verar.
    Ci era arrivato, dunque. Poteva imbellettarlo quanto voleva, ma protezione politica e un nome pulito. Se desiderava farlo passare come qualcosa che faceva per il suo bene… che facesse pure. Non aveva obiezioni a quel genere di finezze, finché dietro restava una sostanza di qualche valore. Anzi apprezzava chi sapeva intessere certi fili senza annodarli.

    Naturalmente, non vi avremmo mai concesso di servire Vandyra come pirata, capitano.

    Sorrise, giocherellando con l’orlo del suo bicchiere, di cui solleticò l’orlo con un polpastrello. Voleva una fetta di potere? Sarebbe stata lei a tagliargliela, su misura per accrescere di volta in volta la sua fame. Finché avesse riconosciuto la sua mano come l’unica che poteva saziarlo, non l’avrebbe mai morsa. Si sarebbe piegato, come tytti gli altri, e le avrebbe portato Linelor su un vassoio, se gliel’avesse chiesto.

    Quando condurrete la Ner’Verar fuori dal porto, ci aspettiamo che farete onore al nome di Vandyra e ai suoi colori.

    Questo voleva dire anche non bruciarlo in azioni avventate e coprire di ridicolo la sua nuova patria, ma supponeva che almeno quel punto sarebbe stato l’ultimo dei suoi pensieri. Aveva fatto un ottimo acquisto e a un prezzo molto più che stracciato. Solo perché a un albino con una nave da guerra la vita da pirata era venuta a noia.

    Avrete la vostra lettera.

    L’avrebbe scritta di proprio pugno, firmata e sigillata con particolare piacere.
    Si versò due dita di vino.

    Prima, però, brindiamo.

    Sollevò il calice verso di lui. Dovevano pur dare valore a quel vino che con tanta cura era stato strappato ai cugini di superficie.
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    "Naturalmente, non vi avremmo mai concesso di servire Vandyra come pirata, capitano."
    Aveva poche ragioni per dubitare di quell'affermazione. Un pirata le sarebbe stato utile, se non altro nei primi tempi, ma non era un'investimento a lunga durata. Né un investimento sicuro; come combattere una guerra solo appoggiandosi alla magia era voler duellare con una spada di vetro senza guardia, così combattere usando come tramite la controparte nautica di un mercenario era pericoloso.
    Sarebbe bastata un'offerta maggiore per farlo ricredere e, nella sua posizione, questa avrebbe avuto vita facile a venire proposta. Un corsaro autorizzato dipendeva dalla Corona e forse guadagnava meno, ma era più sicuro da usare. In cambio di alcuni vantaggi, era un assetto bellico.
    E aveva un maggiore peso nella società.
    Ottime cose per cambiare un po' il registro.
    "Quando condurrete la Ner’Verar fuori dal porto, ci aspettiamo che farete onore al nome di Vandyra e ai suoi colori."
    Una lecita aspettativa. Quanto all'onore, ne sarebbe venuto più di quel che poteva interessarla. La caraffa era grande e profonda, lì per saziare lei e chi le sarebbe succeduta nei secoli, fino a quando non fosse stato costretto ad andare via. Ammesso che, in qualche decennio, non trovasse comoda l'idea di un signore dei mari funzionalmente immortale...
    Non si poteva mai sapere, quindi tempo al tempo.
    "Non sarete delusa, Vostra Maestà."

    "Avrete la vostra lettera." E lei avrebbe avuto il suo impero, o se non altro una vittoria sugli Uomini Cornuti. Si versò due dita di vino e alzò il calice. "Prima, però, brindiamo."
    Vis Revar versò altrettanto vino nel suo calice. "Vi ringrazio per questo onore. Scoprirete che non sarà stato mal riposto."
    Il futuro valeva bene un brindisi.
    Rispondendo all'offerta, alzò il suo calice per venirle incontro. "Al regno e a voi! E sia illuminato dal bruciare dei relitti degli Uomini Cornuti."
    Avrebbe bevuto dopo di lei, se si fosse fidata a bere per prima. Se l'avesse vista tergiversare, temendo che nella bottiglia vi fosse del veleno, invece, l'avrebbe anticipata.
    Ma non aveva ragione di temerlo; Malina aveva controllato quel dono ed era soltanto buon vino.

    L'aspetto più triste dell'essere un vampiro era la scialba sensazione che dava l'alcool. A differenza delle sciocchezze scritte nelle storie di Han Velsing, il sapore c'era. Non andava via, non sapeva di cenere, né simili altre sciocchezze.
    No, il punto era un altro. Non c'era una vera e propria circolazione sanguigna su cui potesse fare effetto, né degli organi su cui potesse agire. Niente piacevole torpore, o sensazione di calore sotto la pelle.
    Funzionalmente, bere o non bere non comportava nulla. Ma la gente trovava sospetto quando non ci si univa a festeggiamenti o brindisi e con abbastanza sangue bevuto prima, poteva animare un simulacro di falsa vita. L'effetto durava a seconda di quanto sangue introduceva nel suo organismo e dipendeva anche dal talento nel mettere in atto quel teatro.
    Avviare un battito cardiaco, respirare, animare la pelle perché desse l'idea del sudore o della traspirazione... tutto stava nell'equilibrio con cui manovrare quelle azioni, o fingere che fossero in corso.
    E nel corso del tempo, aveva notato che poteva durare molto a lungo se lo regolava. Usarlo continuamente lo faceva esaurire più velocemente del centellinarlo.

    "Una volta installata la bandiera reale sulla Ner'Verar, Vostra Maestà, traccerò la rotta per l'isola. E circa questa celebrazione, coprireste il mio equipaggio d'onore se presenziaste. Finiti i preparativi, con Malina a seguirmi, farò vela e installerò un vostro avamposto" Era un bel cambio di crociera dire equipaggio anziché ciurma. Funzionalmente, ora era considerabile come tale.
    "Suppongo che Malina agirà in vostra vece, ma se avete speciali ordini su come relazionarsi con eventuali autoctoni, non avete che da dirmi e la vostra volontà sarà fatta."
    Tuttavia, sbarcare e compiere uno sterminio di ogni locale poteva non essere il metodo più proficuo di espandere la città. Non se c'erano altre vie, come esplorare eventuali e vari insediamenti, scoprire cosa poteva far girare le loro economie a vantaggio di Vandyra e inglobarli come clienti. Ciò avrebbe fornito un influsso di sudditi.
    Non era necessario che sapessero della capitale, o di chi li governava, ma poteva essere utile trasmettergli l'idea che fosse un partito più vantaggioso di qualsiasi proposta avessero gli Uomini Cornuti.
    "Se posso permettermi di avanzare suggerimenti in merito..."
     
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    Non sarete delusa, Vostra Maestà.
    Di questo era certa. Non avrebbe investito su di lui, altrimenti. Vandyra non aveva fondi da disperdere in investimenti deludenti. Quindi propode un brindisi.
    Vis Revar (era saggio chiamarlo per nome?) si verso due dita di vino. — Vi ringrazio per questo onore. Scoprirete che non sarà stato mal riposto. — Tese il calice verso il suo. — Al regno e a voi! E sia illuminato dal bruciare dei relitti degli Uomini Cornuti.
    Quello sì che era un brindisi degno di tale nome.
    Il vetro tintinnò al contatto, poi Adalia lo portò alle labbra. Doveva mostrargli che quel loro accordo si fondava su una solida base di fiducia. Non lo avrebbe accusato di volerla avvelenare, quando stava per consegnargli una lettera di corsa. Non era modo di fare.
    Vis Revar la imitò. — Una volta installata la bandiera reale sulla Ner'Verar, Vostra Maestà, traccerò la rotta per l'isola. E circa questa celebrazione, coprireste il mio equipaggio d'onore se presenziaste. Finiti i preparativi, con Malina a seguirmi, farò vela e installerò un vostro avamposto.
    Adalia annuì.

    Una simile occasione richiederà un’adeguata preparazione.

    rifletté, però era fattibile. Avrebbe dovuto far cucire una bandiera, preparare gli inviti per le nobili, magari organizzare una piccola parata. Doveva essere un vero e proprio evento, che rimanesse impresso nella mente dei suoi sudditi per i denecci e i secoli a venire.
    — Suppongo che Malina agirà in vostra vece, ma se avete speciali ordini su come relazionarsi con eventuali autoctoni, non avete che da dirmi e la vostra volontà sarà fatta. Se posso permettermi di avanzare suggerimenti in merito...

    Purché non stiate per suggerire di decimare gli oriundi…

    Del resto, i cadaveri non pagavano le tasse. I non-morti sì, supponeva, guardando verso Dolor Amorth, ma dei sudditi in grado di vivere in superficie avevano ulteriori vantaggi: potevano coltivare frutta e verdura, procurare un’utile facciata per commerciare con popoli restii ad avere a che fare con loro (come gli elfi…) ed erano comunque membri produttivi della società. Avrebbero reso Vandyra la capitale di un regno senza bisogno di dissanguarla. I coloni che avrebbero preso il loro posto, invece, da qualche parte dovevano pur venire, quindi le case nel sottosuolo si sarebbero svuotate. Già le mancava forza lavoro per il tempio; ogni paio di braccia sottratto alla capitale (suonava bene chiamare Vandyra “capitale”) rischiava di superare il confine tra una società florida e una non più in grado di sostentarsi.
    Ma, prima di fargli notare tutto questo, lo avrebbe lasciato parlare. Doveva pur dargli la possibilità di dimostrare che i testi si sbagliavano. Anche i maschi erano capaci di pensiero razionale, quando volevano.
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    Aveva bevuto per prima. Era un gesto di fiducia e non di poco conto, quindi ne avrebbe tenuta debita considerazione.
    Ad un occhio estraneo alla società dei Drow sarebbe potuta apparire come poca cosa. Per alcune, addirittura, che fosse stata lei a bere prima sarebbe parso l'assoluto minimo da pretendere in ossequio all'etichetta. Tra gli avestani di Xoryethi, a voler nominare proprio qualcuno di quei casi, se non l'avesse fatto sarebbe stato un insulto molto grave, una violazione del patto tra ospite e ospitante. In un certo senso, e pur con le dovute differenze, sarebbe stato il minimo anche tra alcune stirpi dei tarshòi.
    Curioso che lì non ce ne fossero. Forse non si erano mai spinti tanto ad est?
    Aveva poco senso dilungarsi su quei pensieri. Bevve, lasciando che il vino gli entrasse in circolo. Se non altro, aveva un buon sapore. A conti fatti, uccidere tutti quegli agricoltori poteva essere stata una idea controproducente... oppure era stata un'ottima idea? Dovevano solo attendere che il valore delle bottiglie rimaste salisse alle stelle, dopotutto.
    Alla menzione dell'avamposto, Sua Maestà osservò cauta che sarebbe stata necessaria un'adeguata preparazione per quell'evento. Era un'osservazione corretta, ma il tempo avrebbe in parte giocato a loro favore.
    Se c'erano infiltrati degli Uomini Cornuti in città, e non poteva licenziare quell'ipotesi, era da darsi come probabile che avrebbero tentato di carpire qualcosa dall'evento.
    Sarebbe stato utile chiedere a quella famiglia di ambulanti al porto di spedire i suoi marmocchi a fare dei giri attorno alla Ner'Verar. Erano candidati ideali; chi avrebbe sospettato d'una manciata di scalzi ciabattini?

    "Purché non stiate per suggerire di decimare gli oriundi."
    O, che fortuna. "Assolutamente no, Vostra Maestà." Affermò Vis Revar. Sarebbe stato bello avere una mappa a disposizione. Forse, se avesse chiesto, Malina ne avrebbe fatta arrivare una? "A meno che non nutrano intenti ostili verso la capitale, e in quel caso sarebbe strategico ponderare quali azioni intraprendere contro di loro, non vedo che cosa la loro morte potrebbe portare d'utile alla capitale. A che pro indebolire le nostre forze aiutando il nemico?"
    Sì, avrebbe chiesto quella mappa.
    Dovendo per il momento arrangiarsi in altro modo, Vis alzò la sinistra, con il palmo rivolto verso l'alto. "Abbiamo risorse limitate, questo ben lo sapete." Con l'indice della destra toccò il mignolo della sinistra, quasi a segnare un numero. "Una nave e il suo equipaggio, principalmente di stirpe Drow. Impegnarla in battaglie inutili non può portare alcun bene e al momento non possiedo un mezzo con cui recuperare le perdite che potrei subire se tutta l'isola si rivelasse ostile."
    Passando all'anulare, Vis Revar ringraziò interiormente la Dea, per quello che lei poteva farsene dei suoi grazie, per il fatto che la Regina si fosse rivelata dello stesso avviso. Era un'occasione importante e non valeva la pena sprecarla. Una più sciocca di lei avrebbe potuto desiderare una prima colonia edificata sulle ossa di autoctoni e braccianti locali, ma Adalia I si era già dimostrata più intelligente di altre sue pari.
    Era un'ottima cosa.
    "E un'inutile crudeltà da parte nostra darebbe agli oriundi, se in qualche modo in contatto con gli Uomini Cornuti, una brutta idea della nostra specie. Una che i nostri amici dal discutibile gusto in fatto di copricapi potrebbero usare contro di noi. Per questo suggerisco l'opposta azione, Vostra Maestà."
    Chiuse la mano e recuperò il proprio calice dal tavolo. Lo agitò un po', per rianimare il vino dentro, per poi sollevarlo con un cenno controllato, così da non farlo cadere sul pavimento. Lì non avrebbe portato fortuna. E comunque gli atalantichei erano pazzi a sprecare in quel modo del buon vino. Bah, gente bronzea.
    "Con una mano come quella che ha Vandyra, non è proprio il caso di scartare dei semi potenzialmente utili. Portare gli autoctoni dalla nostra parte vorrebbe dire sudditi. commerci, servizi e tasse. Se gli Uomini Cornuti sono grandi almeno la metà di quel che ha detto lo scrivano, per contrastarli ci serve un esercito."
    Il tasto dolente di ogni guerra.
    "Per avere un esercito, voi lo sapete meglio di me, servono sudditi, denaro, cibo, armaioli, tessitori, medici, dottori... non sono risorse che Vandyra ha in abbondanza, per ora, ma che può attirare dall'esterno."
    Smise di far circolare il calice. "Se voi rappresentaste per le genti di quell'isola un'alternativa migliore di quella che possono essere gli Uomini Cornuti, e non ho dubbi che lo siate, o per prospettive di prosperità o per sicurezza contro i predatori, non avrebbero ragione d'ingrossare le loro fila a dispetto delle vostre."
    Sentiva di aver detto abbastanza, ma se la Regina non avesse preso la parola, allora avrebbe continuato.
    "Quindi no, il mio suggerimento è di non sterminare gli oriundi ma annunciarli che un potere amico si assicurerà che non siano vittime dei saccheggi e delle razzie degli Uomini Cornuti. Con le dovute prove, saranno loro a volersi unire a voi per protezione e mutuo beneficio."
     
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    — Assolutamente no, Vostra Maestà.
    Be’, questo era positivo. Non avrebbe nominato Primo Capitano un idiota. Non che lo temesse, ma una conferma in più non guastava di certo.
    — A meno che non nutrano intenti ostili verso la capitale, e in quel caso sarebbe strategico ponderare quali azioni intraprendere contro di loro, non vedo che cosa la loro morte potrebbe portare d'utile alla capitale. A che pro indebolire le nostre forze aiutando il nemico?
    Oh, Vandyra era già “la capitale”? Doveva riconoscergli che sapeva come scegliere le parole. Sperava solo che dietro tutto quel miele non si celasse qualche amara medicina – o, peggio, un veleno. Ma lo lasciò parlare, sbocconcellando il suo pranzo. Se quel maschio preferiva il suono della propria voce al cibo che gli era stato imbandito davanti, lei non vedeva perché fare altrettanto. Forse per questo tanti saggi ritenevano inaffidabili i maschi in politica: parlavano troppo; amavano discutere, filosofeggiare; nel frattempo, le femmine agivano e portavano a termine ciò su cui i maschi erano tanto indecisi. Be’, purché quel maschio in particolare fosse rapido e deciso nell’agire quando era necessario, era più che disposta a lasciarlo chiacchierare quanto voleva. Certo, se avesse sottolineato una volta di meno di essere la sua arma migliore, lo avrebbe apprezzato un po’ di più, ma in fondo poteva lasciargli fare la ruota, almeno per quel giorno; anche perché proprio in virtù del suo essere la sua arma migliore lo avrebbe spremuto come un limone.
    — E un'inutile crudeltà da parte nostra darebbe agli oriundi, se in qualche modo in contatto con gli Uomini Cornuti, una brutta idea della nostra specie. Una che i nostri amici dal discutibile gusto in fatto di copricapi potrebbero usare contro di noi. Per questo suggerisco l'opposta azione, Vostra Maestà. Con una mano come quella che ha Vandyra, non è proprio il caso di scartare dei semi potenzialmente utili. Portare gli autoctoni dalla nostra parte vorrebbe dire sudditi. commerci, servizi e tasse.
    Aveva centrato il punto. Il denaro poteva anche essere vile, ma era ciò che distingueva le società civilizzate da quelle che ancora non sapevano distinguere prezzo e valore. O che dimostravano gusti discutibili nell’abbigliamento.
    — Se gli Uomini Cornuti sono grandi almeno la metà di quel che ha detto lo scrivano, per contrastarli ci serve un esercito. Per avere un esercito, voi lo sapete meglio di me, servono sudditi, denaro, cibo, armaioli, tessitori, medici, dottori... non sono risorse che Vandyra ha in abbondanza, per ora, ma che può attirare dall'esterno.
    Fu tentata di chiedergli perché, se riteneva che lo sapesse così bene, si sentisse in dovere di spiegarglielo (e magari ricordargli anche chi dei due governava una città da vent’anni e chi invece usciva da una vita di ruberie assortite), ma così avrebbe rovinato il suo bel teatrino e rischiato di causare un inutile attrito. Se avesse avuto abbastanza prontezza da leggere nel suo educato sorriso un’eco delle sue considerazioni, meglio per lui: avrebbe avuto modo di correggersi come aveva fatto tra Grazia e Maestà, risparmiandole lo spreco di tempo e fiato che richiedeva richiamarlo.
    — Se voi rappresentaste per le genti di quell'isola un'alternativa migliore di quella che possono essere gli Uomini Cornuti, e non ho dubbi che lo siate, o per prospettive di prosperità o per sicurezza contro i predatori, non avrebbero ragione d'ingrossare le loro fila a dispetto delle vostre.
    Era esattamente ciò che intendeva essere. Certo, prima di quella mattina non si era immaginata regina di un popolo che includesse non-drow, ma di necessità virtù.
    — Quindi no, il mio suggerimento è di non sterminare gli oriundi ma annunciarli che un potere amico si assicurerà che non siano vittime dei saccheggi e delle razzie degli Uomini Cornuti. Con le dovute prove, saranno loro a volersi unire a voi per protezione e mutuo beneficio.
    Adalia si pulì le mani e le labbra su un tovagliolo con calma. Lo aveva lasciato parlare. Ora poteva prendersi il suo tempo, prima di rispondere.

    Confidiamo che riuscirete a convincerli della nostra buona fede, capitano L’Estant. Ogni flotta comincia con una nave, ma una volta che avremo quella baleniera serviranno braccia fidate per governarla.

    Gli stava concedendo un attestato di stima, dando per scontato che avrebbe catturato la preda che desiderava.ma lo stava caricando anche delle proprie aspettative. Prese un altro sorso di vino.

    Procurarcele prima del confronto con gli Uomini Cornuti sarà un modo di dare solide al regno che verrà.

    E per il quale avrebbe dovuto trovare un nome. Non le dispiaceva l’idea che il regno prendesse il suo cognome, un’impronta personale, ma al tempo stesso non apprezzava l’idea che le sue parenti di prima (a cominciare da sua madre) potessero farsi strane idee in merito a questo progetto che era suo e suo soltanto, non del casato. Avrebbe dovuto lavorare sull’identità che voleva dargli. Poteva scegliere un nome e assumerlo come suo nuovo cognome. Non avrebbe permesso a nessuna di mettersi tra lei e il potere che si stava creando un pezzo per volta.
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    "Confidiamo che riuscirete a convincerli della nostra buona fede, capitano L’Estant. Ogni flotta comincia con una nave, ma una volta che avremo quella baleniera serviranno braccia fidate per governarla."
    Un equipaggio intero, potenzialmente più numeroso del suo. E tutto da alzare dal niente, o quasi. "Trovo che questa sia una ragione in più per affermare Vandyra come la miglior opzione a queste potenziali braccia, Vostra Maestà."
    "Procurarcele prima del confronto con gli Uomini Cornuti sarà un modo di dare solide al regno che verrà."
    L'idea di espandere i suoi domini le faceva più gola di quello che voleva ammettere. Era un comportamento legittimo, e del tutto ragionevole alla luce della natura dei monarchi.
    Dopotutto, com'era per la burocrazia, un regno si espandeva per soddisfare le domande di un regno in espansione. E quello le avrebbe dato, cominciando dai piccoli passi.
    Tornò a sedersi, facendo di nuovo circolare quel che rimaneva del suo vino. Si volse incontro a Malina, che nel frattempo era rimasta di guardia alle porte della sala. Chissà che cosa pensava del suo nuovo incarico.
    "Potrei gentilmente avere una mappa?"
    "Sì" annuì la cameriera, forse con un grammo di disappunto. Probabilmente non le piaceva che qualcuno, al di là della persona di sua maestà la Regina, la spedisse a fare il corriera. Se ne sarebbe ricordato per quando sarebbe stata a bordo della Ner'verar.
    Pianificare senza mappa sarebbe stato inutilmente più difficile. Avrebbe potuto usare i salumi e comporli per ricreare la sagoma delle caverne e il corso del fiume, sia esterno che sotterraneo, ma aveva la sensazione che Sua Maestà non avrebbe gradito l'improvvisazione.
    E poi, almeno dal suo punto di vista, sarebbe apparso come uno spreco di cibo. Non aveva motivo di svelarle quanto fondamentalmente inutile fosse per lui. Un'altra volta, forse.
    Malina gli procurò quel che aveva chiesto e di più, rientrando con una mappa, dei fogli e perfino delle matite. La ringraziò in onestà, prima di prendere una delle più appuntite e rotearla tra le dita. L'avvicinò alla mappa, sfiorandone la pelle per tracciare una singola, piccola stilla al carboncino.
    Girò la mappa verso Sua Maestà, restando a buona distanza. "Se vista dall'alto, Vandyra si trova qui. C'è uno scarto di mezzo grado a babordo per compensare la profondità e le strettoie." Carezzò la pelle del foglio con la matita, tenendola via il pollice e l'anulare. La punta tracciò una sottile curva, risalendo verso nord-est. "Nel discendere per raggiungervi, ho rinvenuto degli abitati in questa baia e lungo questa dorsale di fiordi. Sono bassi, con un pescaggio che obbliga le baleniere a virare altrove."
    Navigarci era stato un piccolo, fastidioso inferno personale. Spostò la matita all'altra mano, appoggiando l'indice in due punti. "Qui e qui, rispettivamente a 2 e 3 giorni di navigazione da Vandyra, ci sono due grotte dove risiedono una manciata di pescatori e agricoltori. I loro villaggi sono piccoli, ma hanno molta legna e pietra, che sanno portare più a nord, verso Rheom, con zattere quadrate."
    Un sistema ingegnoso.
    Con la matita tracciò una linea che dal secondo villaggio sbarcava in una goletta sul ramo orientale dell'insenatura. "Una delle famiglie prominenti del secondo villaggio, i Sangue-Grigio, ha un suo ramo stabilito qui. A quanto pare, c'è una vecchia miniera d'argento che la Compagnia Commerciale di Hyrle aveva aperto, diversi decenni or sono. L'hanno abbandonata quando il filone è sembrato esaurirsi, ma i locali hanno continuato a scavare, trovandone un altro. Può essere utile... ereditarla da costoro."
    Staccò la matita e allungò la mano al golfo innanzi alla spaccatura che portava fino a Vandyra. La lasciò sospendere sopra alla costa dell'isola, sfiorando il tratteggio di quella figura in mezzo al mare. "E qui l'isola, il cui possesso vi renderebbe padrona di tutta l'insenatura, con uno strategico sbocco sul Mare dell'Aurora."
     
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    — Trovo che questa sia una ragione in più per affermare Vandyra come la miglior opzione a queste potenziali braccia, Vostra Maestà.
    Aveva colto il punto. Be’, non che gli avesse lasciato margine di dubbio. Mise una fetta di prosciutto (ci chiamava così il maiale essiccato, giuto?) su dell’altro pane e lo sbocconcellò, mentre Malina procurava al capitano L’Estant la mappa che aveva chiesto. Avrebbe dovuto ringraziarla per quello sfoggio di pazienza.
    Quando la maestra di palazzo fu di ritorno, ebbe anche l’accortezza di portargli fogli e matite. Era una fortuna che fosse dalla sua parte e non sua nemica.
    Vis Revar se ne giovò per tracciare la posizione di Vandyra tra i monti. Le disegnò – e illustrò a parole – il percorso che lo aveva condotto da loro.
    Quanto più a nord si trovavano gli Uomini Cornuti, quindi? E a nord verso i ghiacci, oppure a nord-ovest, ma sempre sopra le loro teste? Se si erano correttamente intesi in Comune, voleva dire che erano lineloriani, o che comunque avevano costanti contatti con il Continente. China sulla mappa, Adalia ascoltava in silenzio, valutando ogni punto toccato dalle dita del capitano. Altri villaggi significavano potenzialmente altri sudditi, altre tasse. Fossero stati drow, meglio ancora, ma l’importante era che fossero braccia utili alla sua causa. Tanto era già destinata a governare sulla gente di quell’isola, quindi… non vedeva la differenza.
    — Una delle famiglie prominenti del secondo villaggio, i Sangue-Grigio, ha un suo ramo stabilito qui. A quanto pare, c'è una vecchia miniera d'argento che la Compagnia Commerciale di Hyrle aveva aperto, diversi decenni or sono. L'hanno abbandonata quando il filone è sembrato esaurirsi, ma i locali hanno continuato a scavare, trovandone un altro. Può essere utile... ereditarla da costoro.
    Adalia dovette sforzarsi per non dimostrare eccessivo interesse. Argento… quello era importante. Per cominciare a battere una moneta degna di un regno, il metallo prezioso era più che vitale. Se avessero trovato anche dell’oro… ma per quello rischiavano di dover combattere con i nani ed era davvero precorrere i tempi.
    La matita proseguì il suo viaggio fino a un’isola a nord-est di Vandyra (e di quello che poteva diventare il suo golfo). — E qui l'isola, il cui possesso vi renderebbe padrona di tutta l'insenatura, con uno strategico sbocco sul Mare dell'Aurora.
    Adalia ne studiò la forma abbozzata. Le sarebbe piaciuto sapere quanto era grande, se era coltivabile, quanti abitanti poteva ospitare. Ma erano tutte informazioni che avrebbero potuto raccogliere solo dopo lo sbarco. Prima dovevano convincere gli oriundi della loro buona fede, poi potevano cominciare a far lavorare gli abachi.

    Possiamo organizzare una delegazione da inviare in missione di pace.

    Tamburellò sul villaggio della miniera con l’unghia dell’indice. Poteva essere una buona occasione per testare la lealtà di kyne Torep, ma come proporle quel compito senza mostrarlo per la poca cosa che era? Poteva magari suggerire di mandare uno dei suoi consanguinei insieme a una piccola delegazione delle Dodici Famiglie. Sarebbe stato come farla sentire destinata a diventare la tredicesima. Se poi si fosse proprosta di andare di persona…

    Quanto riterrete serva da Vandyra all’isola?

    In due ottadi al massimo poteva organizzare il varo della nave senza eccessiva difficoltà. Riusciva già a immaginarlo e, se poteva immaginarlo, allora poteva anche metterlo in pratica.

    Soprattutto… supponiamo che gli oriundi saranno collaborativi e che accetteranno la nostra offerta, ma non possiamo pianificare guardando al migliore scenario possibile.

    Se vuoi la pace, devi sempre prepararti per la guerra. Nel migliore dei casi, lascerai le spade dei tuoi maschi nei foderi. Nel peggiore, la tua frusta sarà pronta a farle brillare.

    Perciò, se gli isolani si rivelassero ostili, come procedereste?
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    Vis Revar l'Estant

    "Quanto riterrete serva da Vandyra all'isola?"
    Prima di risponderle, Vis guardò la mappa che aveva steso sul tavolo. Vi picchiettò sopra con la coda della matita, prima di farla passare sotto le dita con una spintarella e riprenderla senza lasciarla allontanarsi. Sei giorni di navigazione più o meno contigua, con buoni venti a gonfiare le vele, e si era ancora nel grande fiordo, appena distanti dal villaggio della miniera.
    Risalire la corrente da sottoterra fino al mare era più complesso del mero discenderla, ma conosceva la strada. Certo, in futuro avrebbe dovuto trovarne delle altre, così da non dare agli Uomini Cornuti la possibilità d pedinarlo. L'idea di chiedere a Sua Maestà una mappa gli attraversò il cervello, ma l'abbatté prima che potesse prendere forma.
    Sì, avrebbe potuto farlo, ma dubitava che lei ne avesse una. Vandyra era ancora troppo giovane per avere avuto un ruolino di cartografi dedicati a produrre un'opera di quel genere. Serviva molto tempo e denaro per produrre una mappa del genere, proprietà che la capitale del regno a venire ancora non aveva.
    E poi, lontano da quelle acque, c'era un aneddoto molto fresco circa cosa succedeva a dare a qualcuno le proprie mappe del sottosuolo. Dubitava che Sua Maestà ne fosse al corrente, ma per quale motivo doveva rischiare?
    Non ne valeva la pena.
    Quel pavone imbecille...
    Girò la matita e incise un punto sulla costa meridionale dell'isola. "Quarantacinque giorni, Vostra Maestà. Posso comprendere che sembri molto, ma più della metà è occupata dal dover fare cabotaggio lungo il fiordo."
    Era tutto tranne che semplice. Il fiume non era il tratto d'acqua dolce più accomodante in tutto il Grande Orizzonte, a volerlo descrivere con le belle parole. Aveva un non dimenticabile numero di sassi che affioravano dall'acqua, rapide e strette e lunghi tratti di costa rocciosa, dove la difficoltà di attraccare non valeva l'avere un approdo.
    Si staccò dalle mappe, sollevandosi in piedi. "Tuttavia, una baleniera impiegherebbe ancora più tempo."

    Dopo un momento in cui Vis Revar la vide assorta, Sua Maestà li offrì uno sguardo: "Soprattutto… supponiamo che gli oriundi saranno collaborativi e che accetteranno la nostra offerta, ma non possiamo pianificare guardando al migliore scenario possibile."
    Quello, purtroppo, aveva la brutta abitudine a non presentarsi mai in modo naturale. Certo, avere il meglio era bello, ma alle volte serviva sapersi accontentare dell'immediato ottimo.
    Che poteva essere forzato.
    "Perciò, se gli isolani si rivelassero ostili, come procedereste?"
    Non doveva sorridere. Per quanto fosse tentato, non doveva. Era la domanda di una regina ad un capitano drow, non di una regina ad un vampiro con le sue esperienze. Presa una delle matite che Malina aveva portato, la impilò sulla costa dell'isola. "In tal caso, Vostra Maestà, potrei seguire due diverse condotte, una più diretta e una più lenta."
    Tre, a dire il vero, ma una l'avrebbe tenuta per dopo.
    "In ogni caso, Vostra Maestà, la mia prima azione sarebbe di allontanarmi per non dare loro un bersaglio contro il quale unirsi. Se vi aggrada potete dire che è una decisione vigliacca, ma io ritengo di sapere quando è il caso di perdere una battaglia per vincere la guerra. Dopo aver trovato un approdo sicuro, spedirei una pattuglia a perlustrare le relazioni tra i vari villaggi degli isolani. Qui le due possibilità si dividono". Girò l'indice attorno alla matita senza farla cadere.
    "Nel primo caso, cercherei di scoprire quale è il più potente tra loro. Chi lo comanda? Da quali vie potrei attaccarlo? In che modo potrebbero fortificarlo? Una volta ottenute queste informazioni, sbarcherei una parte del mio equipaggio per nasconderla in vista di un assalto, convenendo ad un segnale per coordinarci. A questo punto, attaccherei di notte."Anche perché attaccare di giorno potrebbe avere conseguenze spiacevoli.
    "Darei fuoco alle loro case per seminare la confusione e lancerei l'attacco dall'entro-terra per guadagnare il perimetro, quindi impedirei a tutti gli autoctoni di prendere il mare per lasciarli morire nelle fiamme. Minimo spreco di vite da parte mia, massimo risultato ottenuto."
    Non era divertente quanto impilare tutti i cadaveri dei guerrieri autoctoni in una grande pira al centro dell'isola perché nessuno potesse sfuggire al messaggio, ma quel gesto li avrebbe uniti contro di lui.
    "A questo punto, ogni eventuale sopravvissuto, tranne uno ogni dieci, sarebbe mandato da voi perché ne decidiate la sorte. L'uno ogni dieci sarebbe mandato ad avvisare gli altri villaggi di quanto io sia terribile e spaventoso e di come in una notte abbia spazzato via la loro nascente cittadina. Il messaggio in sottofondo sarebbe che potrei rifarlo con ognuno di quei villaggi. Ma se voi foste clemente, al termine di una discussione, vedrebbero che se avessero optato per sentire le ragioni di Vandyra prima di attaccarmi si sarebbero sottratti alla catastrofe. Desiderate sentire anche l'altra eventualità, Vostra Maestà?"
     
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