Il varo della Ner’Verar

09 fashar 1127 d.G.

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    Trovarsi faccia a terra ai piedi di un albino e di una sacerdotessa di Xura non è stato piacevole. Ma, deve ammettere tra sé, ascoltare il neo-Primo Capitano fare battute di dubbio gusto sulle gambe è persino peggio. Risentire il suo osso rompersi in uno schiocco di dita non migliora le cose.
    Se avesse una tempra da istrione – e molta meno cura per la propria persona – potrebbe anche implorarlo di ucciderlo subito. Ma ha abbastanza cervello da voler vivere.
    Però è davvero uno strazio. Tra tanti che potevano catturarlo per compiacere la regina, perché proprio quello con la passione per i monologhi da cattivo-che-si-liscia-i-baffi? Era quasi una grazia divina che non avesse davvero i baffi.
    Il sorriso conciliante di Vis Revar, che si è appena chinato su di lui, è il primo indizio del fatto che forse farebbe bene ad averne paura. Ed è preoccupante che lo abbia registrato così tardi, quando ormai la sua mano si è già chiusa sulla gamba fratturata.
    Basta una stretta minima per farlo gridare di dolore. Non riesce nemmeno a ingoiare parte della voce e a trasformare l’acuto in un verso più gutturale. Il suono gli esce tutto insieme, in un unico «Ah!», seguito da un digrignare di odio e da una scintilla di puro odio nell’unica iride visibile – rosso purosangue, almeno.
    «Ora, venendo a noi, sua Eminenza kyne Torep e il sottoscritto sono molto curiosi di sapere cosa ci fa lei in questa bella città. Sopratutto, sarebbe davvero cortese se lei fosse così disponibile da farlo prima che la venerabile decida di strangolarla.» Vis Revar gli fa volare via il cappello con un colpetto dell’indice e lo raccoglie. «E comunque, questo è da mercato delle pulci. Mio cugino Amart-Ynor ne ha di migliori e lui è un gondoliere. Quindi, sarebbe molto bello sapere per conto di chi lei è qui, per quale motivo, perché stava fuggendo e cosa avrebbe raccontato. Circa il suo saluto alla qadeshe di poco fa, sappia che quando vuoterà il sacco – perché le conviene – lo farà senza denti.» Alzatosi, si gira il cappello sull’indice, come un semplice giochetto di destrezza. Sorride e, forse il Signor Cappello lo sta immaginando, ma sembra un predatore che ha messo le zampe sulla preda. «Perderli uno ad uno può essere molto doloroso. E saprò se starà mentendo.»
    Nonostante ciò, il battito cardiaco del Signor Cappello è calmo – e non solo perché se lo aspettava.
    I fratelli di Talera gli fanno alzare la testa in modo che possa rispondere almeno in maniera comprensibile, ma continuano a premergli sulle spalle in modo che non possa nemmeno fingere di provare a rialzarsi. È un mero sfoggio di forza, perché possono farlo. Serve a imprimergli più a fondo nella mente qual è la sua posizione – in tutti i sensi.
    Il Signor Cappello ha così modo di vedere gli occhi di Talera che brillano di magia e la calma del controllo dipinta sul suo viso. Con la coda dell’occhio, coglie Drise che si allontana, ma non è il momento di preoccuparsi di lei. Il suo sguardo vola verso la Ner’Verar.
    Adalia ne sta scendendo, seguita dall’equipaggio, per ricongiungersi alla sua scorta d’onore. Se ha notato il sommovimento, è riuscita a nasconderlo in maniera encomiabile.
    Ma ora la folla si dispiega ai suoi lati per rivelarle il penoso spettacolo del suo “arresto”.
    «Penso proprio che non dirò una parola, se non in sua presenza, sai?» Il Signor Cappello fa un cenno con la testa verso di lei. Il ciuffo, non più trattenuto dal cappello, gli dondola davanti agli occhi. Lo sposta e si toglie la benda. Sotto, l’occhio è perfettamente integro e sano. «E penso anche che mi terrò i denti, grazie tante.» Li mostra con disprezzo, in un ghigno fin troppo sfrontato.

    Adalia viene verso di loro. Nonostante la maschera di calma che indossa, il suo battito è di qualche pulsazione più veloce del solito. È nervosa, o quantomeno scontenta di questo imprevisto spettacolo sul quale non ha informazioni né controllo.
    Il Signor Cappello volta il capo verso di lei e le fa un cenno di saluto con la testa. «Piacere di tro…»
    Un colpo di ventaglio di Adalia gli taglia le parole in bocca e gli provoca un violento attacco di tosse che sa di sabbia. I suoi occhi mandano lampi in maniera meno scenografica di quelli di Talera, ma non c’è bisogno. «Ti avevamo detto di non farti più vedere. Eri stato avvertito. Il sangue non ti salverà, stavolta, Itreya
    Gli occhi del Signor Cappello si spalancano. Non è sorpreso che l’abbia riconosciuto, ma questa non è di certo la reazione che si aspettava. È ancora arrabbiata? La credeva più razionale di così. Non ha nemmeno tentato di ucciderla, insomma. Non dovrebbe prendersela così.
    Adalia sorride. È evidente che la pensa diversamente. «Cosa intendete fare del prigioniero, kyne Torep?» la interroga, poiché è lei ad averne la custodia materiale. Sarebbe scortese chiederle di cederla senza essersi almeno informata su quel punto.
    Be’, difficile dire in quali mani sia meno condannato a morte. Probabilmente, in quelle che lo terranno più lontano da Vis Revar e dai suoi interrogatori, solo che al momento proprio non se la sente di scommettere.
    «Capitano, gradiremmo un rapporto dettagliato su questa vicenda.» C’è qualcosa nella voce di Adalia, che dice a Itreya che non è tutto lì, ma è difficile afferrare cosa e, soprattutto, cosa esattamente si è appena perso.
     
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    Oh. Gelando il proprio ghigno, Vis Revar mosse i suoi occhi dalla Regina al drow dai pessimi gusti in fatto di cappelli. Dunque quel tale aveva addirittura un nome.
    Intrigante, davvero intrigante. Squadrando Itreya, Vis inarcò un sopracciglio. Da quanto era stato detto poteva trarre che era un conoscente più o meno familiare della Regina, a sufficienza perché questa lo chiamasse per nome. Inoltre, gli era stato detto di non farsi più vedere. Quindi, qualsiasi rapporto avesse con Adalia I, qualcosa l'aveva guastato.
    Rincuorante da sapere, anche se quel dettaglio non rispondeva a due importanti domande.
    La prima era perché aveva cercato d'infiltrarsi? Partendo da un rapporto guastato e dall'implicito essere persona non grata, si poteva ben escludere la visita di piacere. Anche se gli dava la sensazione d'essere un mezzo sciocco, non avrebbe rischiato tanto per un paio di sguardi da lontano, in mezzo alla folla.
    C'era dell'altro. Abbastanza, perlomeno, da sopportare quell'olezzo di profumi mischiati male e correre il rischio di trovarsi proprio com'era in quel momento.
    La seconda domanda, invece, era un po' più presente. Un quesito leggero, dalle conseguenze di scarso rilievo. Anche se neutralizzato e zoppo, perché lasciarlo in vita? I rami storti, dopotutto, potevano essere raddrizzati se si sapeva come e cosa fare. Non sarebbe stato difficile appoggiargli un piede sulla nuca e poi premere incontro al pavimento. La pressione avrebbe prima incrinato la volta del cranio, poi fatto schioccare le ossa. La fronte avrebbe ceduto, spappolandosi verso l'esterno.
    Il rumore che faceva era lo stesso di una melagrana cotta troppo al lungo sul fuoco. Vedere i suoi occhi scoppiargli dalle orbite sarebbe stato divertente, ma avrebbe silenziato una possibile fonte d'informazioni.
    "Sei fortunato, scarafaggio" gli avrebbe sussurrato pian piano, guardandolo negli occhi. Gli sarebbe piaciuto poterlo colpire con una spintarella sulle coste, giusto per fargli male. Un breve attimo di dolore, abbastanza da forzare il suo sangue a corrergli nelle vene, abbastanza da iniettargli il bisogno di scappare solo per cadere al primo passo.
    Purtroppo, sarebbe stato alquanto scortese considerando la domanda in essere fatta dalla Regina. "Forse non morirai subito. Sii felice."
    Si prospettava una questione interessante.
    Distolti gli occhi dalla preda, Vis si raddrizzò. Non si sarebbe allontanato, giusto per essere sicuro che Itreya non tentasse nulla. Incrociò le mani dietro la schiena e salutò l'arrivo della Regina con un cenno del capo.
    "Vostra Maestà" esordì. "Al fine di garantire una cerimonia scevra di rischi, ho disposto alcuni occhi vigili in mezzo alla folla. Sia per me che per kyne Torep la vostra incolumità viene prima di tutto e avevamo entrambi abbiamo valutato che potesse esserci un rischio per voi e, d'accordo, preso contromisure adeguate."
    Avrebbe potuto prendersi tutto il merito, ma perché farsi una nemica? Che kyne Torep e i suoi bravi fratelli avessero la loro dovuta parte di gloria, com'era giusto che fosse. Averla in debito, anche se di poco, era meglio che risentita.
    "Quando uno dei miei occhi ha avvistato costui..." avrebbe strisciato su quell'ultimo vocabolo. Se c'era dell'animosità passata tra la Regina e lui, valeva bene approfondire il solco. "ha avvisato entrambi, mettendoci al corrente del pericolo che un infiltrato poteva rappresentare."
    Non se l'era affatto meritato, ma avrebbe elargito un biscotto a quel pavido venditore di pesce. Al di là della goffaggine con cui era finito per urtare kyne Torep, non aveva dato l'allarme.
    Forse se lo castrassi davvero diventerebbe un po' più felpato. Ma era il suo giorno fortunato. Avrebbe ricevuto un po' di gloria anche lui, sapendo che non se l'era meritata davvero.
    "Il qui presente ha cercato di scappare, nascondendosi nella folla. Con l'aiuto di kyne Torep e dei suoi valorosi fratelli, lo si è costretto in una sola direzione. A quel punto..."
    Vis Revar avrebbe schioccato le dita, convogliando il suono solo nelle orecchie di Itreya per fargli sentire un'ultima volta, in concomitanza con le sue parole, il suono dell'osso che si rompeva. "Sua Eminenza l'ha bloccato con le sue ombre. Stava sfuggendo, ma era rallentato; così gli ho fratturato una tibia con un incantesimo non letale, in modo tale che fosse possibile interrogarlo e scoprire chi lo manda."
     
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    Sembrava che avessero attirato parecchia attenzione con il loro piccolo sfoggio di forza nel catturare lo scarafaggio guercio – e ora un poco storpio – notò Talera, nel vedere Adalia I avvicinarsi a loro e dare uno sguardo al prigioniero, prima di far notare a quest’ultimo il fatto che non era chiaramente il benvenuto in città.
    Il fatto che la regina lo avesse chiamato per nome non poteva che dare adito alla certezza che i due avessero un qualche tipo di rapporto. Quale, al momento, non le era dato sapere. Ma avrebbe certamente scoperto qualcosa, le interessava sapere chi fosse il loro amico e che cosa lo avesse spinto a tornare in un luogo a lui così ovviamente ostile. Doveva essere qualcosa per cui valeva la pena rischiare la pelle, evidentemente. O forte il guercio aveva pensato di essere abbastanza furbo e bravo da poter scappare tra le loro dita come nulla fosse. Ma aveva fatto i conti senza l’oste, come aveva letto in alcuni libri umani, perché evidentemente non aveva considerato la presenza di Talera, né della sua magia.
    "Oh, beh, meglio per me" pensò Talera, palesemente soddisfatta all’idea di poter finalmente tornare a fare cerimonie: lo avrebbe certamente sacrificato alla Dea Ragno, le aveva fatto sprecare energia preziosa in fondo. E aveva rovinato una alquanto deliziosa giornata, una che non avrebbero potuto ripetere presto. E, a giudicare dalle facce dei suoi fratelli, o meglio dalle loro smorfie nauseate, era anche responsabile per averli quasi fatti vomitare, quindi no, non poteva lasciarselo scappare, checché ne dicesse il primo capitano di cui ancora non riusciva a ricordare dove lo avesse visto. Fastidioso, non c’era che dire. Incredibilmente fastidioso.
    Talera lasciò parlare il primo Capitano, un po’ per vedere come si sarebbe espresso nei riguardi della cattura – e rimase piuttosto soddisfatta nel vedere che Vis sapeva come ingraziarsi le donne Drow – e poi si chiese se, per puro caso, gli occhi in mezzo alla folla a cui si stava riferendo fosse, per puro caso, il piccolo scarafaggio che le era quasi finito addosso poco prima. Se sì, era meglio che il capitano si trovasse nuovi occhi, perché il moccioso aveva fatto un lavoro assolutamente terribile.
    E doveva ringraziare di non averle sporcato il vestito, o avrebbe seguito il guercio nel suo viaggio di sola andata alla Dea Ragno.
    «Cosa intendete fare del prigioniero, kyne Torep?» le domandò a un certo punto Adalia, dopo aver ascoltato le parole di Vis, e la sacerdotessa pensò un attimo a ciò che era venuto fuori, prima di annuire e inclinare vagamente il capo verso la regina, in segno di rispetto.
    «Stavo pensando di fare una piccola cerimonia in onore di Xura, per chiedere un lavoro più spedito al tempio, e penso di aver trovato una buona offerta» rispose, mettendo in chiaro le proprie intenzioni, per poi far finta di fare un passo indietro, e continuò: «Ma mi rendo conto che questo prigioniero si trova ad essere più importante vivo, perciò sono assolutamente disposta a cedervelo, Maestà. Spero solo che non vi dispiaccia troppo restituirmelo che ancora respira».
    Non le interessava eccessivamente le condizioni in cui glielo avrebbero restituito, l’importante era che non fosse un cadavere, se anche gli fossero mancati vari pezzi al momento del sacrificio era certa che Xura non si sarebbe offesa più di tanto.
    In History code by Rhydian ; drow palette by cheerygoth



    CITAZIONE
    Mi scuso per l'assurdo ritardo, ma sto studiando e son stata poco bene in questi giorni. Scusate ç_ç
     
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    L’arrivo di Adalia lo aveva appena salvato da morte certa.
    Vis Revar non esitò a faglielo capire. «Sei fortunato, scarafaggio» gli sussurrò. «Forse non morirai subito. Sii felice.» Poi si gettò nello spiegare a Sua Maestà com’era avvenuta la cattura.
    Risentire ancora una volta la sua gamba che si spezzava gli fece arricciare le labbra, ma non osò muoversi. Meglio non stuzzicare Adalia, se era di quell’umore; anche perché stava decidendo della sua sopravvivenza, in quella manciata di secondi.
    «Stavo pensando di fare una piccola cerimonia in onore di Xura, per chiedere un lavoro più spedito al tempio, e penso di aver trovato una buona offerta. Ma mi rendo conto che questo prigioniero si trova ad essere più importante vivo, perciò sono assolutamente disposta a cedervelo, Maestà. Spero solo che non vi dispiaccia troppo restituirmelo che ancora respira» rispose la sacerdotessa.
    Il sangue di Itreya si gelò. Non c’erano mani in cui sarebbe stato meno in pericolo. Quando Vis Revar avesse finito di farlo a pezzi, Talera lo avrebbe sgozzato sulle fondamenta di un tempio non ancora eretto come una qualunque vittima sacrificale. E non era nemmeno la parte peggiore.
    Adalia rivolse un sorriso a kyne Torep, come se sapesse anche lei quali pensieri lo inquietavano a momento. «Avete sentito kyne Torep, capitano. Assicuratevi che la sua… condizione non disonori Xura, quando sarà condotto sul suolo sacro. Non desideriamo offendere la Dea Ragno sacrificandole uno scarto Che, comunque, era ciò che ancora vedeva in lui.
    Itreya desiderò gridare tutta la propria frustrazione, protestare che dopotutto aveva solo spedito una lettera e cercato di coniugare gli interessi di Vandyra con i propri. Ma non era così che la vedeva Adalia.
    «Capitano, conducete il prigioniero a palazzo. Avremo molto di cui discutere.» Adalia si sventolò piano. «Naturalmente, kyne Torep, siete invitata a prendere parte all’interrogatorio, qualora lo riteneste necessario.»
    Perché, giustamente, lasciarlo nelle mani di un solo mostro non era abbastanza. E si aspettava che la stessa Adalia avrebbe contribuito alla causa, insieme alla sua fidata mano destra.
    I fratelli Torep lo tirarono su di peso, pronti a usarlo per pulire le strade da lì alla reggia. Aspettavano solo un segnale per mettersi in movimento.
    Adalia riteneva, a quanto sembrava, di aver parlato abbastanza. Concesso un ultimo cenno di saluto al capitano e alla sacerdotessa, si volse per tornare al suo calesse e muoversi verso la reggia. Era la cosa meno rassicurante che le avesse visto fare da che era uscita di casa.


    Edited by Maððie - 19/6/2020, 01:26
     
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    Certi comandi erano troppo belli per essere disattesi. Certo, negarlo sarebbe stato inutile: sentiva una punta di delusione, per quanto minuta, pungerlo per l'origine di quel morto vivente.
    Era suo malgrado slegato dalla questione degli Uomini Cornuti, ma... aveva senso che lo fosse. Anzi, a modo suo era un bene. Non tutto poteva riguardare un nemico che, allora, ancora per il momento non sapeva dove loro fossero.
    Voleva dire disporre di più tempo per prenderli in contropiede.
    "Come comandate, così sarà fatto, Vostra Maestà" rispose Vis Revar, offrendole un cenno di rispetto con il capo. Avrebbe nascosto il sogghigno che, all'idea di cavare la verità dei fatti dalla bocca di quel finto, si era fatto strada sulle sua labbra.
    Un momento dopo, il capitano allungò la mano al colletto di Itreya. Strinse il tessuto tra le dita, attento a non forarlo per errore. Saldò la sua presa e strattonò il prigioniero, costringendolo a reggersi in piedi.
    "A proposito, monsieur Itreya" esordì schioccando la lingua, il più gioviale che poteva essere. Dopotutto, quella era una buona giornata. "Circa il gesto cortese di poco fa..."
    Il piede del capitano sibilò in avanti. La punta dello stivale picchiò contro la tibia fratturata mentre Vis lasciava andare la presa sul colletto. Itreya rovinò a terra, agonizzando a denti stretti sulla pietra.
    Ripetendo il tirarlo in piedi, Vis Revar sorrise. "E ringrazia che ti lascio una gamba funzionante, per ora."
    Strattonato il prigioniero per sospingerlo in avanti, Vis offrì un saluto a kymme Torep. "Vi auguro una splendida giornata, Vostra Eminenza" le disse, mettendosi e togliendosi il brutto cappello sottratto ad Itreya. "E non vi nascondo che piacere avrei se presenziasse all'interrogatorio di questo verme. Con permesso..."
    A proposito di piaceri e dispiaceri, più tardi avrebbe dovuto scambiare un paio di parole con quel piccolo vigliacco di Kosh'Yaet. Gli aveva dato un compito e non si era prodigato per eseguirlo a dovere.
    Non era un comportamento dignitoso, assolutamente no.
    "Sai una cosa?" disse scoccando uno sguardo lupesco ad Itreya. "Questa è la ciliegina sulla torta. Devo proprio dirmi sorpreso da quanto questa giornata continui a rivelarsi ottima." Dardeggiato al soffitto con un cenno degli occhi, il capitano fischiettò. "Oh, ovviamente non per te. Nel tuo caso, anzi, direi che sta per diventare la peggiore."
    Nonché l'ultima.
    Adocchiati Dùsh e Pierre, in fondo sul molo, Vis Revar fece loro cenno di raggiungerlo. Il varo della Ner'Verar poteva dirsi concluso, ma per l'interrogatorio avrebbe potuto giovarsi della loro collaborazione.
    Nello scorrere il limitato respiro del molo, tuttavia, Vis Revar aggrottò la fronte. Per tutta la necessaria pantomima e le celebrazioni, erano ancora una nave contro molte, molte di più.
    Come quel finto cielo di pietra arcuato sopra Vandyra, non prometteva niente di buono...




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    Un sorriso le si dipinse sul volto al sentire l’ordine della regina, e a giudicare dalle vaghe reazioni impaurite dei suoi fratelli, era un sorriso di quelli spaventosi che tirava fuori quando era particolarmente contenta per qualcosa.
    E come non esserlo? Il suo primo sacrificio in questa città, e di un ospite estremamente sgradito alla regina, a quanto pare. La sua giornata non poteva andare meglio di così.
    Quando, senza troppi complimenti, il capitano Vis tirò in piedi lo scarafaggio e la invitò ad assistere all’interrogatorio, poi, il sorriso si allargò.
    «Andiamo, ho la sensazione che lo spettacolo sarà divertente» ridacchiò, e sapeva che i due maschi vicino a lei erano poco distanti dallo sghignazzare, sapendo cosa tutto stava per succedere all’elusivo Itreya.
    Seguirono il capitano a diversi passi di distanza, non tanto per rispetto, quanto per l’odore che ancora aleggiava dal prigioniero: almeno Drise non doveva più sopportare quella puzza.
    Lanciò uno sguardo verso la direzione in cui si ergevano le fondamenta del tempio, e si leccò il labbro inferiore, prima di lasciarsi alle spalle il porto e il varo della prima nave di Vandyra alle spalle.
    Oh, sì, era proprio una buona giornata. Per loro più che per lo scarafaggio, ovviamente.
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