Nel ventre di Dolor Amorth

12 Lominenda’el 1123 d.G.

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    Nerinath Son'waela7f0ba9952ffdec6f496af1699d42fd656687d2e
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    La scala scricchiola ma sembra resistere. Per fortuna Nerinath non è molto pesante e ha un corpo agile, l’ideale per salire senza fare danni.
    L’elfo sale con cautela i primi quattro scalini, trattiene il fiato e si tiene pronto a scattare indietro qualora avverta rumori strani. Per fortuna, però, non sente nulla di anormale, solo qualche cigolio leggero ogni tanto, soprattutto quando lascia la presa sulla ringhiera e sposta la mano più avanti per avanzare.

    Una volta in cima si trova in una piccola stanza piena di armi naniche. Nerinath guarda con interesse soprattutto gli archi, piccoli e poco maneggevoli, così come le frecce per lui inutilizzabili. Passa poi alla pesante porta che spera lo porti all’esterno, o in una stanza con qualche finestra che gli permetta di osservare la città dall'alto.
    Per aprire la porta cerca di sollevare la spranga in legno, facendo forza con tutto il corpo. Per aiutarsi usa entrambe le mani e la solleva dal basso.




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    Edited by tuttebbestie - 23/8/2020, 22:53
     
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    Benché non lunga, la spranga è decisamente pesante, pensata per essere spostata da almeno due nani robusti.
    Nerinath non riuscirà a sollevarla al primo colpo. Gli serviranno diversi tentativi per sfilarla dai ganci. Potrà sentire i suoi muscoli chiedere pietà. Insistendo riuscirà ad avere ragione del legno e ti rarlo via, alla fine, ma dovrà fare attenzione a non farselo cadere sui piedi, perché quello farebbe decisamente male. Messa la belva da parte, potrà aprire la porta verso l’interno e uscire sul camminamento.
    Da lì potrà vedere dall’alto non solo la città, ma anche quelli che una volta erano i campi intorno, che ormai non sono altro che sterminata pianura. Le strade e i sentieri che una volta collegavano Dolor al resto del mondo oggi non esistono più. Senza ruote, zampe e piedi a imprimersi su di essi tutti i giorni, l’erba è ricresciuta e la natura si è ripresa ciò che le appartiene. Ci ha provato anche dentro le mura, divorando gli edifici a colpi di edera e muschio, portando fiori nelle strade e non solo. I segni di unghiate che Nerinath e Ragnos hanno visto vicino alla voragine ricorrono anche in altri quartieri, anche visibilmente più grossi e a tratti accompagnati da bruciature.
    Per il resto, la città si conferma deserta. O quasi.
    A parte Ragnos, che Nerinath potrà vedere mentre si avvia a tornare indietro, qualcos’altro si muove in città. Per il momento, sembra solo un’ombra. Nerinath potrebbe anche pensare di averla immaginata. Eppure qualcosa c’è davvero e si muove – consapevole o no – proprio in direzione di Ragnos.
     
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    Nerinath Son'waela7f0ba9952ffdec6f496af1699d42fd656687d2e
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    L’elfo cerca di applicare tutte le proprie forze nel sollevare la spranga ma il pezzo di legno sembra non volersi sollevare nemmeno di mezzo centimetro. Nerinath non si arrende subito, fa un paio di tentativi impugnando la spranga da più angoli, facendo leva sul braccio sinistro, poi sul destro, ma per quanto si impegni non riesce ad ottenere nessun risultato.

    Un po’ sconsolato si tira indietro e riprende fiato. Maledetti nani… pensa, se solo facessero porte un po’ più facili da aprire! Ma soprattutto si chiede perché tocchi sempre a lui dover aprire le porte in questa avventura. Chissà come se la sta passando Ragnos adesso. Sicuramente meglio di me.

    Nerinath si toglie la borsa che porta a tracolla, si rimbocca le maniche e avvolge il mantello al pezzo di legno, così da non graffiarsi le mani. Per farsi coraggio ripete un paio di volte ad alta voce: “ce la posso fare, su” e torna a lavoro.
    Questa volta non cerca di sollevare la spranga ma di sfilarla dai ganci. Tira più volte verso di sé, rimane saldo sulle gambe con le ginocchia piegate e usa tutto il busto per applicare più forza.
    Dopo tanti tentativi – e cadute, per fortuna non troppo rovinose – riesce a sfilare la spranga e si allontana appena in tempo per non farsi schiacciare dal suo peso.

    Prima di uscire Nerinath si prende un momento per sedersi a terra e contare le ferite. C’è riuscito - finalmente! - ma è talmente stanco da non avere tanto entusiasmo rimasto per festeggiare. Le mani sono quasi intatte, un po’ arrossate e con qualche graffio, ma nulla che gli sembri troppo grave. Sente invece le braccia e le spalle bruciare affaticate.
    Si consola pensando che anche questa porta è stata sconfitta, in un modo o in un altro, e che il suo orgoglio è al sicuro.

    Dopo qualche minuto si riveste e prosegue l’esplorazione.
    Oltre la porta c’è un lungo camminamento che si affaccia su tutta la città. Vista dall’alto fa ancora più impressione e si sente improvvisamente piccolo e solo.
    Con gli occhi segue le linee delle case, interrotte a volte da lunghe crepe del terreno. Sembrano aperture profonde, scure, e si domanda cosa possa mai averle provocate. Alcune sembrano persino avere la forma di unghiate, come se– oh, ecco Ragnos! dice, sollevando le braccia per essere più visibile, appena scorge il compagno tra le vie deserte.

    Si prende un ultimo momento per osservare la città, poi non resiste all’idea di raccontare subito a Ragnos della porta e fa per tornare all’interno della torre. Proprio quando sta attraversando la soglia vede con la coda dell’occhio un’ombra nera, si volta immediatamente ma non riesce a capirne la natura né la provenienza. Accusa la propria stanchezza di giocargli brutti scherzi, fa spallucce e esce per ricongiungersi a Ragnos.
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    Di nuovo in strada, Nerinath vedrà Ragnos venirgli incontro.
    «Com’è andata l’esplorazione?» chiede Ragnos, ignaro quanto Nerinath che l’ombra purtroppo non solo non è uno scherzo dell’immaginazione, ma lo sta seguendo di proposito. «Io sono andato avanti per un po’, ma la strada era messa davvero male: palazzi crollati, buchi nel terreno…» Scuote la testa. «Inizio a non avere più tanta voglia di colonizzare questo posto.» Del resto, se i nani se ne sono andati, un motivo deve pur esserci. Forse dovrebbe dare ascolto a quella parte della sua mente che gli sta dicendo di non tentare un’impresa che i fondatori di Dolor hanno già fallito. «Tu che ne pensi, amico mio?»
    Ma, prima che Nerinath possa rispondere, un sono terrificante gli graffia l’udito. Sembra un pugnale che incide la roccia. Dalle ombre alle spalle di Ragnos comincia a delinearsi una figura in troppo concreta: è la testa di una cucciola di idra maggiore, attaccata a un collo che da solo supera Nerinath in altezza e non sembra affatto amichevole. Se decidesse che le sembrano appetitosi, potrebbe ingoiarli interi. Ancora non è abbastanza vicina per provarci, ma se aspettano troppo potrebbe essere la loro fine.
    Ragnos sembra percepire la sua presenza come un brivido fantasma alla schiena che non ha più, il quale lo porta a gettare uno sguardo dietro la clavicola. Apre la bocca senza riuscire a trovare le parole, poi l’istinto di sopravvivenza lo risveglia dal torpore. «Scappiamo!» sibila al suo compagno. Lo acchiappa per una manica e lo trascina per la strada che hanno fatto, senza nemmeno guardare dove sta andando.
    Purtroppo, lo scatto ha attirato l’attenzione dell’idra, che scivola all’inseguimento, raschiando i palazzi con le squame.
    «Separiamoci. Ci ritroveremo a valle.» In questo modo, la testa non riuscirà a inseguirli entrambi e, se solo riuscissero a confonderla… Ma è presto per quelle speranze. Ragnos lascia la manica di Nerinath e si lancia in un vicolo, lasciando l’elfo a scapicollarsi per cercare di raggiungere il porto. Lui cercherà di arrampicarsi di nuovo sulle mura e da lì saltare dall’altra parte: i vantaggi dell’essere un non-morto, di cui è meglio che Nerinath non sappia.


    Edited by Maððie - 17/1/2021, 13:31
     
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    Nerinath Son'waela7f0ba9952ffdec6f496af1699d42fd656687d2e
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    Una volta raggiunto il compagno Nerinath esala un respiro che non sapeva di aver trattenuto. Non è il tipo da abbandonarsi a manifestazioni fisiche d’affetto ma in quel momento gli avrebbe volentieri dato una pacca sulla spalla.

    Ragnos non sembra poi così sicuro di voler continuare. Nerinath ha ancora tante domande a cui vorrebbe trovare risposta, ha ancora il grande desiderio di andare a caccia di tesori, di trovare l’eredità dei nani, di risolvere tutti i misteri della città. Di solito è abituato ad affrontare lunghe esplorazioni da solo, ma questa città in particolare lo mette a disagio.

    Inizia a riassumere all’amico cioè che ha visto ma un fortissimo grido gli trapassa i timpani. Subito porta le mani a coprire le orecchie ma non riesce ad attutirne il suono. Chiude gli occhi con un’espressione di dolore e acquatta la testa tra le spalle. Nerinath rimane paralizzato per quelli che gli sembrano interi minuti, incapace di muovere un muscolo o focalizzare l’attenzione.

    Quando – finalmente – il rumore cessa, l’elfo rimane fermo immobile, ancora scosso.

    Ragnos sembra invece capire subito la situazione e lo afferra per la manica. Nerinath è troppo impaurito per opporre resistenza e senza rendersene conto si lascia trascinare via.
    Non riesce a respirare, sente solo un forte ronzio nelle orecchie.
    Non sa come – con quale forza – riesce a infilare un piede dopo l’altro senza inciampare.

    Sente il rumore di edifici che crollano e il terreno che si solleva e che si abbassa sotto i suoi piedi. Non riesce a voltarsi ma è certo che la bestia che li sta inseguendo sia gigantesca.

    Arrivati a un vicolo Ragnos propone di separarsi e di incontrarsi più a valle. Nerinath fa in tempo solo ad annuire e poi riprende a correre come un forsennato, sperando che il mostro cambi idea e li lasci in pace il prima possibile.

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    Non faccio altri post perché non servono più, ma ti lascio qualche spunto da riprendere, nel caso volessi giocare ancora su questo evento: giunto al porto da cui sono arrivati, Nerinath trova una barchetta sgangherata con cui riesce in qualche modo a mettersi in acqua e scendere a valle seguendo il corso del fiume finché non scorge in lontananza i tetti di paglia del villaggio dove dovrebbe incontrare il tizio che li ha accompagnati per tornare alla civiltà. E dove eventualmente spera di ritrovare Ragnos.
    Essendo il personaggio di un giocatore (qui preso in prestito per necessità), il suo destino resta oscuro. Potrebbe essere morto, come no. Potrebbe aver perso la memoria ed essere diventato un allevatore di lumache cornute. Ai fini della quest (chiudere la linea di trama di Nerinath e dare una nuova identità a Dolor) cambia poco.
     
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