Votes taken by dany the writer

  1. .
    Ciao, Lady Rhea! Benvenuta qui da noi! ^^

    I biscotti di Hisae hanno l'abitudine di svanire in briciole, ma ufficialmente nego ogni coinvolgimento con la loro sparizione e comunque non mi prenderete mai!
  2. .
    Benvenuto, Steel!


    Beh, non vedo l'ora di vederti operare per popolarlo un po'!
  3. .
    Vis Revar L'Estant

    "I vostri pensieri in merito, capitano?"
    Quel magazzino era noioso. Non c'era niente d'interessante, escluse le anfore. Le anfore potevano sempre tornare utili; ci si poteva stivare dentro olio, vino, sangue fresco o alcune tipologie di graminacee e occupavano poco spazio.
    Se avesse trasformato quel magazzino vuoto in un magazzino pieno? In cambio di una percentuale sull'incamero, poteva offrire un luogo refrigerato e sicuro dove stipare merci.
    E metterlo alle dipendenze palatine avrebbe garantito un guadagno d'entrata. Non è lo Aghairò di Mykrenika, ma nemmeno quello è sorto in un giorno solo.
    Era un'idea da implementare.
    "Abbiamo già dei nemici, Vostra Maestà." Grattò il pavimento con la punta dello stivale, rimediando un cerchio sbiancato in mezzo al grigio. "E di loro sappiamo meno di quel che vorrei e più del necessario per sapere che sono la minaccia attuale al regno. Non possiamo combattere a nord, sud, est ed ovest con una nave e venti anime."
    In futuro, con una forza militare più solida? Poteva essere. Esistevano dei domini vampiri e quando si era invischiati con una simile compagnia, i morti potevano diventare reclute indefesse e con poche pretese.
    Ma non era quello il momento.
    "Dobbiamo scegliere le battaglie che possiamo vincere. E combattere vostra madre, al presente, non è nell'interesse del regno. Ci metterebbe molto a raggiungerci con una forza cospicua e..."
    Si guardò attorno. "Con una buona dose di fortuna e operazioni di guerriglia, potremmo storpiare un primo assalto. Colpirli in transito nei fiordi sotterranei potrebbe fruttare degli scafi e dei prigionieri, ma salvo uno straordinario colpo di fortuna, sarebbero pedine."
    C'erano due maniere di vincere un dominio drow. Entrambi richiedevano più risorse di quelle che loro avevano a disposizione.
    Suscitare una serie di imbarazzanti disfatte avrebbe causato una successione improvvisa nella gerarchia, e un'invasione diretta l'avrebbe rovesciata in modo diretto.
    Per entrambe, servivano più corpi, scafi e armi di quelle che avevano. "Mi dispiace dirlo, ma non siamo Arevril. Non abbiamo centomila elmi e cinquecento navi, per ora. E non credo sarebbero interessati a noi, ora come ora. Mi dispiace ancora di più considerare che lo scarafaggio..."
    Se l'avesse impalato e portato in quella stanza, quanto a lungo sarebbe stato in grado di mantenerlo in vita? Tre giorni? Poteva fare di meglio, ma era troppo sforzo per uno scarafaggio.
    "Vi risulta più utile da vivo che da morto, al momento."
    Per ora.
    "O, ancora meglio, da tragicamente disperso nei cunicoli. Dopotutto, non è mai arrivato da noi. Che disdetta..."
  4. .
    Benvenuto, Kanny!
  5. .
    Benvenuta, Kazumi!
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    Ricordatevi di segnare i post delle role sugli aggiornamenti degli stipendi! ^^

    Se avete bisogno di aiuto, io e Maddie siamo a disposizione


    Edited by Maððie - 21/7/2023, 11:27
  7. .
    Benvenuta, Freyja! Non temere, qui Maddie ha creato un ambiente tranquillo. Non siamo in procinto di chiudere, anzi la founder sta girando la macina su alcune novità che verranno introdotte nel corso dell'anno. Prenditi tutto il tempo che ti serve per ambientarti!

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    Ti troverai bene, vedrai!
  8. .
    Vis Revar l'Estant

    Un vecchio aforisma diceva che l'Uomo era un animale militare, che sentiva la sua gloria nella polvere di ferro delle spade e amava le parate. A giudicare dalla folla, lo stesso poteva essere detto dei Drow.
    La popolazione di Vandyra - pardon, le royeaux capital - al gran completo aveva interrotto le sue occupazioni per guardare i suoi nuovi difensori che marciavano lungo la strada, asserragliati in una formazione larga abbastanza da sembrare più grande di quello che era.
    Chi non era sceso in strada, per paura o diffidenza, si era affacciato dalle finestre a guardare. Se non altro, gli abitanti avevano avuto la buona grazia di fare qualche schiamazzo e un po' di festeggiamenti. Quelli facevano sempre piacere.
    D'accordo, non era la Grande Marcia degli Heisennreitahr di Vyndenburgh, ma andava bene.
    Per l'occasione aveva scelto di vestirsi in modo da omaggiare la neonata bandiera regia, con dei buoni pantaloni blu appaiati a degli stivali neri, più che dignitosi.
    Era un capitano, non un corazziere, quindi ampie bordate d'acciaio e ferro erano più un impedimento che un utile. Limitarsi a schinieri, spallacci leggeri e bracciali era un'idea migliore che trasformarsi in una resa serie d'un cavaliere dello Nyeh. Aveva poi optato per un solido giustacuore nero prolungato in un sottile gambalone di scaglie, sul quale aveva indossato una lunga giacca a doppio-petto con i bottoni bianchi e le insegne in tono d'avorio.
    Se qualcuno l'avesse vista come l'uniforme da ufficiali per la Regia Marina di Vandyra, non gli sarebbe dispiaciuto.
    Non aveva rinunciato alla sciabola, la cui assenza sarebbe anzi stata assurda. L'aveva al fianco, mentre l'elmo di Iq'Davy Q'toll era stretto sottobraccio. Qualcuno si sarebbe spaventato alla sua vista, certo, ma avrebbero imparato a celebrarlo come un simbolo della loro potenza marinara, e una fonte di terrore per i loro nemici.
    Condusse il suo equipaggio dettando il ritmo, un passo dietro l'altro. Dùsh aveva spiegato alle anime di bordo come marciare in maniera ordinata e pulita, facendoli provare e riprovare finché non era stato soddisfatto del loro risultato. Al che di organizzare quell'evento, non aveva visto alcuna ragione per lasciarlo sulla nave.
    Prima o poi, aveva riflettuto, la gente si sarebbe accorta dello scheletro parlante che comandava i suoi assaltatori. Tanto valeva farlo sfilare con gli altri.
    Lui aveva gradito il gesto, lucidando la sua armatura e la cotta di maglia e procurandosi un pennacchio per l'elmo conico, ora sormontato da una riproduzione più che accettabile dei colori di Vandyra. Era lui a restituire i suoi ordini alla marcia, ribadendoli secchi e precisi dalla testa del picco degli alfieri.
    Vis Revar osservò il fermarsi del calesse e alzò la sciabola, portando la guardia innanzi al viso. Dopo un momento, goduto per quel che era, l'abbassò con un gesto secco e controllato, riportando la lama parallela alla gamba destra. Il quadrato degli ufficiali si staccò dal corpo delle anime di bordo, avanzando compatto dietro di lui.
    Il picco degli alfieri prese la sua destra e si piantò sull'attenti.
    Riposta la sciabola nel fodero, Vis Revar fece un passo in avanti. "Vostra Maestà" esordì, una mano sulla guardia della sciabola. "L'ammiraglia della vostra flotta."
    "Armi!" esclamò Dùsh, portando l'equipaggio al completo a piantarsi sull'attenti. Anche se erano pochi, riuscirono a scandire una bella eco di stivali e ferro lungo il porto.
  9. .
    Benvenuta, Camilla! ^^ Piacere di conoscerti! ^^
    Non ti preoccupare, nessuno di chiede il meglio; solo di divertirti in compagnia!

    Ah, sì!

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    :shifty: ho preceduto Maddie per la prima voltah!


    Edited by Maððie - 10/4/2020, 20:36
  10. .
    Vis Revar l'Estant

    Una storia senza dubbio avventurosa, quella che aveva raccontato il buon monsieur Estors. Dubitava che la sua versione contenesse più di un mezzo terzo di verità e dubitava ancora di più che un suo spettacolo, qualsiasi fosse stato, valesse ventinove monete d'oro.
    Di rame, invece?
    Eh, se avesse fornito bevande e stuzzichini, allora forse sì.
    Potrei consegnarlo al Don e ricavarne un buon soldo. Non era un'idea così malvagia, a pensarci bene. Decidendo di tenere da parte quell'idea, Vis Revar ripose la sciabola nel fodero. "Monsieur Dùsh, le ordino di astenersi dal tentare di uccidere monsieur Estors."
    "Mon capitain, io non sto tentando di ucciderlo!" obbiettò lo scheletro, mettendosi la balestra in spalla. "Intendo ucciderlo; la mia è un azione, mon capitain, non una prova."
    Vis Revar alzò un indice.
    Come a voler canzonare la sfuriata del dottor Downan, il cielo esplose sotto la furia d'un nuovo scambio di fulmini. Il proiettile da ovest schiantò un pezzo della scogliera orientale, sprizzando in aria una volata di schegge bruciate e legni incendiati. Di contro, il colpo da oriente volò sopra agli alberi, esplodendo contro un pezzo della parete del fiordo.
    Il rumore dei massi che pioveva in acqua riempì l'aria per qualche secondo, poi assordato da un nuovo scambio d'artiglieria magica.
    "Le ordino di non ucciderlo" disse il capitano, chiudendo la mano sollevata. Dùsh schioccò i denti, la sua maniera di lasciarsi andare un soffio d'accidia, poi scrutò il giullare.
    "Ti tengo d'occhio" lo minacciò, indicandolo con indice e medio dopo che con questi si era toccato le orbite vuote. "Il Don avrà la sua vendetta, sciagurato. In questa vita o nelle altre."
    Ridendo di quel che aveva sentito, il capitano schioccò le dita.
    Il cielo rinculò un nuovo scambio di fulmini, foriero d'un piovere di schegge e frammenti. Ser John si riparò sotto lo scudo, accovacciandosi per incassare la pioggia di frammenti. Afferrato un ciottolo sbalzato mentre gli cadeva davanti, Vis lo palleggiò sul palmo della mano.
    Scottava.
    "Quanto a lei, dottor Downan, e la sua domanda..."
    Diede un colpetto al sassolino, portandolo bene a mezz'aria. Lo guardò roteare, ancora avvolto dal fumo. Ah, proprio come dicevano i filosofi! La natura aveva un suo fascino, nascosto e seduttore.
    V'impattò contro con le nocche, scagliandolo incontro al cavaliere che Dùsh aveva già ferito con un dardo di balestra. Il disgraziato era riuscito a mettersi in ginocchio, girandosi per constatare che il dardo gli aveva centrato una natica. Se si fosse alzato, il dardo sarebbe sceso più in profondità o si sarebbe spezzato.
    Il sasso lo raggiunse sulla tempia, urtando tra la celata e il paranasale. "Perché... io...?" mormorò prima di rovinare a terra, privo di sensi.
    "Mi ringrazierà più tardi" borbottò Vis Revar. "In ogni caso, siamo qui perché stavo cercando di andare a trovare uno di questi..."
    Il cielo esplose di luci e suoni, attraversato da un fitto scambio di fulmini.
    "Gentili e quieti Stregoni..."
    Sbalzato dalla mischia, un fulmine andò ad impattare contro un tronco, spezzandolo in due e accendendolo di fuoco. Avvicinatosi, Pierre tirò fuori la pipa e usò l'ardere di un ramoscello per accenderla. "Questa piccola costa è veramente squallida, monsieur le capitain. Piena di viccili e ubriaconi e buffoni e Stregoni..."
    "Della costa."
    "Una tragica e magica adunanza" commentò Dùsh, avvicinandosi a Pierre. Il nano gli offrì una boccata dalla pipa, che lo scheletrò accettò benvolentieri. Il fumo gli sfuggì dal costato.
    "Ser" John, o Robert, era coraggiosamente rimasto al suo posto.

    "E prima che la notte finisca" disse Vis, "Mi piacerebbe riuscire ad avere una conversazione con almeno uno di questi disturbatori della quiete pubblica. Così da mettere loro in chiaro che se uno dei loro fulmini dovesse, per qualsiasi circostanza, anche solo sfiorare la chiglia della mia nave, allora li sventrerò come porci. E poi sono semplicemente curioso."
  11. .
    Vis Revar l'Estant

    "Se non vuole lamentele, dovrebbe scegliere meglio i suoi… collaboratori." disse Sua Maestà. Lasciò un momento di silenzio a mezz'aria, forse aspettando una risposta dallo scrivano. Questi, vide Vis Revar, alzò gli occhi al cielo. Una vista normale avrebbe perso quel dettaglio, sia per la distanza che per l'elmo drappeggiato a coprire il viso del loro interlocutore.
    Buona cosa, quindi, che la sua non rientrasse nella categoria.
    "Oh, beh! Immagino che non possa permettersi di fare la schizzinosa, con tutto quel che le passa tra le mani!" rise lo scrivano, lasciandosi andare contro lo schienale dello scranno. "Quando mi hanno assegnato a questo posto pensavo ci sarebbe stata più azione, sai? Sempre la solita storia; mio cugino è partito per le faccende interessanti e io che mi ritrovo? Furiere di collegamento. Perché ce ne mancavano, eh?"
    Quindi lui non era il solo scrivano adibito ai collegamenti via coppe. Da come l'aveva messa, era un'intera categoria di graduati all'interno di quegli Uomini Cornuti.
    "Ma è l’Altissima, che vi vuoi fare. Non puoi chiederle di essere meno devota. Del resto, la Causa è la Causa." riprese Sua Maestà. Gli aveva tirato un amo.
    Picchiettando a mezz'aria con le nocche, per poi sbuffare, lo scrivano puntò un gomito sull'altare. "Oh, sì. Solo, vedi di non farti sentire mentre ti lagni, amico, o farai giri rifornimento per mezzo Mare dell'Aurora da qui alla fine dei tempi..."
    Non serviva che Malina lo esortasse ancora. Sapeva come inserirsi di nuovo nel discorso. La familiarità della zona era, in fin dei conti, dalla sua parte. "Sarebbe la peggior assegnazione di tutta la mia vita, amico."
    "Oi, se non è la verità..." Un momento dopo, lo scrivano prese la penna rimasta immobile a mezz'aria e la lanciò verso una delle mappe alle sue spalle. La punta dello stilo sfiorò il Mare dell'Aurora, cominciando a girare in tondo tra gli atolli e i fiordi, alla ricerca di qualcosa." "Non c'è verso, continui ad essere cieco. Ho provato a rifare il collegamento, ma niente."
    "Yarr, quell'idiota incontrerà la figlia del capitano!"
    Pur prestando il più minimo modicum di rispetto ai libri di Han Velsing, quella doveva essere la prima ed unica volta in cui un autentico pirata usava quell'esclamazione.
    "Ah, un classico! Non per voler male a quell'imbranato, oi, ma... eh, spero sia bionda. Se capisci quel che intendo."


    "In ogni caso, voi come mi ricevete? Riuscite a vedermi? In che condizione siete?"
    Appoggiato il pugno sulla scrivania, Vis corrucciò la fronte. "Stiamo tutti bene, grazie. Voi laggiù? Come sta la famiglia?"

    "Su, datemi la vostra posizione così vi spedisco una baleniera con dei rifornimenti. Ne ho un paio che devono salpare e mi state simpatici, quindi... meglio voi che l'enclave di Derrik."
  12. .
    Vis Revar L'Estant

    Occhieggiando la curiosa situazione in corso, Vis Revar ebbe la sensazione che intervenire sarebbe potuta essere una buona idea. Non fare niente, d'altronde, sarebbe stato più divertente. In quel caso, Dùsh avrebbe ucciso Monsieur Insaccato Urlatore della Foresta -pardon, monsieur Valnif!- impallinandolo come un tacchino.
    Non era un'immagine così brutta, a pensarci bene. Tuttavia, quel rumore in forma d'essere umano poteva,
    Fece abbassare la balestra allo scheletro, posando una mano sulla scocca. "Ora, Dùsh. Un po' di contegno."
    "Ne avrò quanto ne volete, capitano" disse lo scheletro, riportando la corda d'innesco in posizione. Estors trasse un sospiro di sollievo, asciugandosi teatralmente dell'inesistente sudore dalla fronte.
    "Che fortuna, salvato dal vampiro! Potrei scriverlo nel mio diario, se solo ne avessi uno."
    Riportando di scatto la scocca in posizione, Dùsh spazzò la neve davanti a sé e incassò il calcio della balestra contro la spalla. "Quando avrò ucciso questo figlio di puttana!"
    "Ah!" sussultò il giullare. "Capitano faccia qualcosa! Sono troppo intonato per morire così! E sopratutto, qui! Avete visto che è pieno di en-pi-sì? Che brutto posto!" Accondiscendendo, Vis tornò a far abbassare la balestra a Dùsh. "Poi, v'immaginate uno come ME tra le fila di quei fetidi non-morti, capitano? Zombie, ghoul, lich, scheletri e vamp..."
    Allentando la propria presa, Vis inarcò un sopracciglio. Oh, ma prego! Prosegua pure.
    "Vampate di calore."
    "Vampate di calore?"
    "Stava dicendo vampiri!" esclamò "ser" Robert. O era Ser John?
    "No, non è vero."
    "Sì che è vero!"
    "Non è vero!" ribatté il giullare. "Chi mi ha sentito dire vampiri? Dùsh, tu mi hai sentito dire vampiri?"
    Per tutta risposta, lo scheletro avvolse l'indice al grilletto.
    Alzato un indice, il giullare sfoderò un sogghigno sornione. "OK, lui non vale. Vediamo..." puntò uno dei drow marinai. "Tu! Tu mi hai sentito dire vampiro? Uhm?"
    "Capitain, posso ucciderlo?" chiese il marinaio, ticchettando sull'impugnatura della sua sciabola.
    "Ecco, avete visto?" Esclamò monsieur Valnif, accompagnando un continuo gesticolare alle sue parole. "Non ha detto sì, quindi è no!"
    "Non ha nemmeno detto no" commentò il cavaliere, incrociando le braccia.
    "Ma non ha detto sì."
    La costa tremò, schiacciata dal rimbombare di un nuovo scambio di fulmini. Al secondo scambio, una ridda di ramoscelli in fiamme volò oltre le teste dei presenti, spegnendosi in mezzo alla neve.
    Costringendo Dùsh ad arretrare, Vis Revar schioccò la lingua. "Facciamo conto che per il momento, nessuno debba morire. Perlomeno, nessun altro. Facciamo una debita eccezione per il buon tale che è volato giù di sotto."
    Fran'qoirs si sporse a guardare, gettando un'occhiata alla figura che si era spappolata contro un grosso sasso. "Il Grande Uccello ha proprio preso il volo, eh!"
    "E questo fanfarone gli farà compagnia" s'inalberò Dùsh, pungendo con l'indice la gola di Estors. Vis Revar lo lasciò fare, scavalcando i due litiganti per scendere di qualche passo incontro alla rumorosa matassa dei cavalieri doloranti.
    Palleggiando un ramo, Pierre rivolse loro un cenno con la mano. "Posso dar loro il colpo di grazia, mon capitain?"
    "Con un ramo?" intervenne il dottor Downan, distogliendo lo sguardo dai feriti.
    "In effetti, potrei farlo a mani nude."
    Estors li raggiunse con una punta di fiatone e il vizio di guardarsi alle spalle per assicurarsi che Dùsh fosse rimasto indietro. "Oppure con un'ascia!"
    "Un nano armato d'ascia?" Pierre lo folgorò con lo sguardo. "Parbleu, ridicolo!"
    "Io direi classico."
    Un dardo di balestra volò sopra alla testa del giullare, trafiggendo uno dei cavalieri. "Nelle immortali parole di mio zio..." borbottò il ferito, occhieggiando dove il dardo l'aveva colpito. "Perché io?!"
    Una cinquantina di passi lungo la salita, Dùsh imprecò tirando un pugno alla scocca della balestra. L'urto fu sufficiente a scoccare un altro dardo. "Stupido arnese!"
    "Mio buon monsieur Dùsh!" esclamò Vis Revar facendo un passo incontro al giullare, per poi scavalcarlo. Fissato lo scorrere del dardo a mezz'aria, il capitano portò la mano sinistra al fodero della sciabola e sganciò l'anello di sicurezza. Sciolse le dita, un vizio che se non altro era godibile quanto inutile, ed estrasse l'arma. Scoccò un colpo di piatto, svirgolando accanto al proprio collo. Sbalzato dall'urto con la lama, il dardo roteò nel dirupo. "Le ho chiesto di non uccidere il giullare, se possibile."
    "Il mio è stato uno spasmo involontario, capitano!"
    "Senza nervi e legamenti?" schioccò il dottore. "La vedo dura."
    "Quel trucco devo impararlo per i miei spettacoli..." proruppe Estors, sporgendosi ad esaminare la sciabola.
  13. .
    Vis Revar L'Estant

    E dunque, eccolo lì. Aveva le attenzioni della Regina.
    Non male per un corsaro. Per fortuna della categoria, lui aveva degli speroni che sapeva far tintinnare.
    "Quanto sapete delle vostre acque territoriali?" La verità era che non ne aveva, l'avrebbe colto di certo se non fosse stata stupida, ma era una carezza al suo ego. Avrebbe colto anche quella, ma a differenza della domanda le sarebbe piaciuto. "Sorvolando un momento l'elefante nella stanza -è una dicitura di sopra, se v'interessa- non sono deserte. Tutt'altro."
    Mangiare prima d'introdurre se non altro la base dei suoi argomenti non sarebbe stato molto cortese, per quanto su quella tavola la disposizione dei salumi lasciasse a desiderare.
    Il prosciutto crudo affiancato a dei formaggi a pasta dura? Oltraggioso.
    "Alcuni mesi addietro, incrociando per il Mare Bianco, mi sono imbattuto in questa banda di razziatori. Presumo che il loro nome vi farà ridere, ma come si usa dire, le apparenze ingannano."
    Vis Revar sollevò da un piatto da portata uno stelo di crosta croccante attorno al quale era stato avvolto un velo di prosciutto cotto e lo intinse in un vassoio di formaggio morbido. Se non altro, avevano azzeccato quello. Pierre avrebbe avuto un colpo apoplettico se avesse potuto mettere mano alle loro cucine.
    Dopo un morso, lasciò cadere un momento di voluto silenzio. "Uomini Cornuti."
    Dovette trattenersi dal ridere. Erano passati mesi, ma il nome e la circostanza che l'aveva portato a nascere erano ancora esilaranti. Ah, il buon Radam aveva trovato il suo corrispettivo in quell'imbranato ritardato di Rott. "Ne avete sentito parlare? Oso immaginare che la risposta sia negativa, ma loro sanno di voi. O meglio, i loro complici dotati di navi sanno che c'è una città da qualche parte nel sottosuolo e gli hanno passato quest'informazione, spronandoli a ponderare una discesa. Presumo che un traditore gli abbia informati, oppure che l'abbiano scoperto da qualche abitante del sottosuolo."
    E se doveva puntare l'indice, poteva essere stato quel brutto ceffo di Baniof a Dolor. Sì, prima o poi avrebbe rendergli la cortesia di una visita per insegnargli il valore del silenzio.
    E che scagliargli un dardo di balestra in mezzo agli occhi non era stato gradito.
    Vis Revar spostò il piatto, lasciando la mano sul tavolo. "Li ho anticipati, ma siccome ho fatto tacere tutti quelli che sapevano della locazione di Vandyra, la rosa dei sospetti si restringe. Questi predoni si sono mossi per nave, Vostra Grazia. Per spostarsi si fingono dei balenieri. Non lo sono davvero, è una finta."
    Quanto lo fosse non era il caso di rivelarglielo così presto. Bastava che avesse l'amo degli Uomini Cornuti, non tutta la vicenda completa. Non al momento, almeno.
    "E questi nuovi arrivati lo usano come travestimento per non destare sospetti tra gli umani di sopra. Sapete quanti villaggi ci sono, sparpagliati tra gli scogli e le colline dell'entroterra? Più di quelli che immaginate. Ottime possibilità per procurarsi schiavi... o reclute ignare."
  14. .
    Vis Revar L'Estant

    Palleggiò la chiave dalla sinistra alla destra, divertito dalle sue lente evoluzioni a mezz'aria. Ogni nuovo colpetto di palmo la proiettava a disegnare nuovi scarabocchi nell'aria chiusa della cabina, dardeggiando dentro e fuori gli aloni delle lanterne. Una carezza con l'indice della sinistra la orientò in equilibrio, portandola a sfiorargli il viso con una lentezza ipnotica.
    L'afferrò con l'altra mano, concludendo le sue evoluzioni.
    "Avete davvero intenzione di venderla?"
    Alla domanda di Luhn Zylvara, Vis Revar rispose piantando la chiave al centro della sua scrivania. "No, quel che ho intenzione di fare lo definirei un prestito pagato, ma non c'è bisogno che Martin lo sappia."
    Ashiura snudò i denti, lasciandosi andare ad una monca risata. "Oh, di certo io non aprirò bocca."
    "Sarebbe alquanto strano se tu lo facessi!" le rispose, formando le parole con una serie di gesti delle dita. Seduta a gambe incrociate sul pavimento, la tesoriera rise ancora.
    Alzandosi, Luhn Zylvara raccolse una moneta dalla prima delle sei pile che Ashiura aveva disposto sul pavimento. Il suo gesto portò la tesoriera a squadrarla con un bruciante astio, al quale lei rispose stringendo le spalle.
    Quella la rimetti subito dov'era o ti taglio le dita.
    "E dimmi, senza dita come farei a fare quella danza che so fare?"
    "Questi non sarebbero affari del capitano."
    "Non m'interessano neppure" disse loro Vis Revar, sedendosi alla scrivania. Affiancandolo da sinistra, Luhn Zylvara scivolò accanto al suo braccio destro e posò sul tavolo la moneta. "Nel complesso non abbiamo fatto un cattivo bottino."
    Strappandole l'obolo d'innanzi gli occhi, Ashiura si piantò una mano sul fianco, lasciando all'altra il compito di parlare. "Le mucche varranno qualche buon soldo."
    "Sì, se riusciamo a staccarle da Radam..."
    Che disturbatrici! "Ditegli che Bessie e Chateùbrionne non resteranno con noi."
    "Ha dato loro dei nomi?!"
    Era proprio un Drow pieno di sorprese. Spostata la chiave, Vis Revar tracciò un punto sulla carta che occupava il piano. Aiutandosi con gli altri strumenti, tracciò un sottile linea che lo univa alla sponda meridionale di una piccola penisola. Non era luogo di grandi mercati, sì, ma aveva una manciata di villaggi e secche che avrebbero fatto al caso loro.
    "Portaci qui, Ashiura."
    "Come desiderate, capitano."
    "Non mi fido molto di quel Martin, capitano".
    "Non serve che tu lo faccia" la rassicurò, lasciando la sedia. "La sua pista si sta rivelando onesta, il che è tutto quel che m'importa."
    Come aveva detto qualcuno, poi, gli uomini morti non raccontavano storie.


    La costa apparve in vista alle prime "luci" del terzo giorno, appena definita in mezzo ad un banco di grigie, gonfie nebbie passeggere. Osservandola dalla prua, Vis schioccò la lingua.
    Non che si potesse davvero parlare di luce da quelle parti. Una stinta coperta appena distinta dal colore della pioggia sarebbe stata più onesta, ma gli era anche più vantaggioso. Non c'era un giorno dal quale fuggire, lì.
    Calcando la schiena della polena con i suoi stivali, Vis Revar adocchiò le due figure che si erano appena portate al ciglio del molo. Le salutò, togliendosi brevemente il tricorno, per poi dare ordini perché calassero le ancore una volta in linea con l'approdo. Quelle azioni dovettero risvegliare il Dottore dal suo letargo, perché gli fece la grazia di presentarsi sul ponte.
    "Buongiorno, dottore. Notevole pennichella."
    Ah, mortali. Loro e il loro bisogno di dormire...
    Scendendo dalla passerella di sbarco, il capitano Vis Revar squadrò chi era venuto ad accoglierlo. Ad occhio, una robusta oste dai fianchi che tradivano una dieta un po' troppo ricca di maiale salato e birra robusta e un ometto affabile, che sottobanco aveva un grosso libro-mastro. Con lui
    c'era un ragazzetto, il suo odore quello di qualcuno che ancora era nell'infanzia, adoperato come porta-calamaio vivente.
    "Salve" esordì Vis Revar. Lasciando la passerella di sbarco per avvicinarsi, allargò le braccia in segno d'amicizia. Squadrò gli occhi della oste. "Che splendida giornata, nevvero?"
    "Splendida un corno!" sbottò la donna. Sbattute le palpebre, Vis le riservò uno sguardo più affabile. "Voglio dire, meno male che non sta piovendo..."
    "Ah, quella sarebbe davvero una disgrazia. Tuttavia, e non per portarle con me, c'è un banco di nubi che viene da est. Brutte nubi."
    "Ci mancava questa" borbottò l'uomo con il libro. "Un'altra giornata di reti vuote!"
    Intrigante. "Un'altra?"
    "Sono già tre giorni che non riusciamo a pescare niente per questo maltempo!" fu il commento della oste. "Stupido tempaccio."
    "Oh, che disgrazia!"
    "Eh, davvero lo è..." aperto il libro-mastro, l'uomo picchiettò sulla pagina con la punta di uno stilo già inumidito d'inchiostro. "Comunque sia, buon capitano, benvenuto nel nostro porto! E complimenti per la nave, è... impressionante. Posso sapere il suo nome?"
    "L'Estant". "Vis Revar L'Estant."
    "Si scrive con o senza apostrofo, capitano Vis?"
    Hai una sola altra possibilità, insaccato. "Vis Revar, prego."
    "Oh, così?" gli chiese, mostrandogli la pagina.
    Lestant. Vis' Revar.
    Boji riempì il molo con la sua risata, guadagnandosi un cenno torvo.
    "Al di là del fatto che dopo l'apostrofo non occorre uno spazio, discutibile signor borgomastro, non è lì che andava messo. Vis Revar. L'Estant. Elle apostrofo E maiuscola."
    "Oooh... come, ha detto discutibile?! Ma come si permette?"
    Quella questione delle reti vuote poteva essere utile. Aiutandolo a correggere l'errore, Vis Revar gli rivolse un sorriso affabile. "No, borgomastro. Deve aver compreso male. Ho detto distinto e abile."
    "Oh, mi scusi! esclamò lui, chiudendo il libro. "Ho capito male io... Mi perdoni per aver alzato la voce. Ecco, ci sarebbe una tariffa per entrare in porto ma..."
    "Accetto volentieri che l'abboniate come scusa."
    "Mi sembra corretto" disse l'uomo, chiudendo il libro. "Non sia mai che il mio buon villaggio si guadagni una reputazione di posto avaro e inospitale per un mio piccolo errore. Era piccolo non è così?"
    "A malapena degno d'essere menzionato. Non si preoccupi." Mi sei simpatico, insaccato. "Ora, se non ho capito male, i vostri pescatori non hanno avuto molta fortuna di recente."
    "Oh, sì... e senza di loro, ci rimangono solo le mucche. Che..."
    "Di nuovo, Albecus? Non è stata colpa mia."
    "Tu hai messo Rott a guardia della mandria, Agnes!"
    "Non avevamo nessun altro!"
    "Chiunque sarebbe stato meglio di lui! E' toccato in testa, per tutti gli dei!"
    "Ma dobbiamo dargli qualcosa da fare, povera creatura!"
    Comincio a rimpiangere d'essere approdato qui. "Potrei offrirvi il mio aiuto, se voi foste un po' più chiari con i dettagli. Forse non ho compreso, qualcuno ha rubato la vostra mandria?"
    "Così sembrerebbe." sospirò l'uomo. "O almeno, Rott dice che è stato così, a modo suo."
    "A modo suo?"
    "Forse farvelo vedere di persona potrebbe renderlo più chiaro..."

    Nervosamente impegnato a battere con un martello di legno su di una staccionata, il famigerato Rott era uno spilungone dai capelli umidicci e la faccia da rincitrullito. Camminava chino e dinoccolato, scoccando varie martellate ad un piolo per poi passare ad un altro.
    "Parere clinico, Dottore?"
    "Ad occhio, questa città ha un brutto caso di poche famiglie e molto, molto sangue diluito."
    "Quanto diluito?"
    "Pozzanghera, comandante."
    "Ecco, capitano Revar Vis L'Estant" disse Albecus, indicandogli quel buontempone. "Lui è Rott, se ci vuole parlare..."
    Ti stai giocando quella benevolenza guadagnata poco fa, prosciutto parlante."Oh, povera creatura davvero..." si avvicinò a lui, tenendo una mano sulla spada e l'altra alla cintura. "Saluti, buon villico!"
    "'Ao. Me è Rott."
    Intrigante. "Piacere di conoscerla, Rott. Ho sentito di un fatto spiacevole."
    "Corna Mane venute di notte. Preso Moooh-Mooohs!"
    "Luhn?" chiese, rivolgendosi alla mezzelfa. "Tu hai colto qualcosa?"
    "Che è il loro Radam?"
    "Chi è Radam?" domandò il borgomastro.
    "Il nostro Rott."
    "Oh."
    Servì un buon quarto d'ora perché Radam si trascinasse da loro, vagabondando in giro con lo sguardo ad ogni stradicciola fiancheggiata da basse casupole di pescatori innervositi.

    "'Ao. Me è Rott" (Saluti, buon forestiero venuto dal mare! Io mi chiamo Rott.)
    "Me è Radam. Di captno Revv. Ho Mooohs. Tu mooohs?" (Saluti a te, impegnato fattore! Io sono Radam'Theys, della ciurma del grande e illustre capitano Vis Revar l'Estant. Ho due nuove mucche! Tu hai mucche?)
    "Nu! Corna Mane venute di notte! Preso Mooh-Mooohs." (Purtroppo no! Quella vile masnada di bucanieri che sono gli Uomini Cornuti me le hanno sottratte, approfittando delle tenebre! Hanno portato via tutte le mucche!)
    Radam si grattò la testa. "Nuh. Radam aiuta Rott?" (Oh, no! Che manica di criminali! Posso aiutarti, mio sfortunato amico?)
    "Eeh?" (Lo faresti?)
    "Eh." (Certo che sì! Diamine, mi sembra doveroso aiutarti contro questi malefici Uomini Cornuti!)

    "Mi sento più stupido di prima" commentò Vis Revar.
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    Benvenuto!
31 replies since 7/1/2012
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